ROMA – Come previsto i pm Roberta Licci e Giovanni Gallone della Procura di Lecce hanno depositato lunedì scorso la richiesta di rinvio a giudizio urgente, per evitare che tre dei principali protagonisti della vicenda possano tornare in libertà prima del rinvio a giudizio, per i quali il Gup Cinzia Vergine ha riconosciuto il requisito dell’urgenza, verificando che il 13 ottobre prossimo scadevano i termini di custodia cautelare per la “cricca” dei magistrati di Trani Michele Nardi, Antonio Savasta (che attualmente sono entrambi detenuti in carcere a Matera) e per l’ispettore della Polizia di Stato Vincenzo Di Chiaro il quale avendo confessato ha ottenuto i domiciliari, che rispondono oltre alle varie accuse anche di associazione a delinquere finalizzata alla corruzione in atti giudiziari, per la varie indagini aperte o occultate in cambio di denaro e corrutele varie.
Il prossimo 11 settembre dovranno presentarsi davanti al Gup Cinzia Vergine, l’ ex Gup di Trani Michele Nardi l’ ex pm Antonio Savasta ed il magistrato Luigi Scimè attualmente in servizio negli uffici giudiziari di Firenze, che in precedenza prestavano tutti servizio presso la Procura di Trani. Molto probabilmente l’avvocato Massimo Manfreda difensore dell’ormai ex magistrato Savasta opterà per il rito abbreviato, dopo che la sua posizione è stata ormai più che chiarita nell’incidente probatorio. Non comparirà invece come “imputato” l’imprenditore 46enne di Corato, Flavio D’ Introno il quale con le sue dichiarazioni ha fatto “esplodere” l’inchiesta, pur rimanendo indagato in altri filoni dell’inchiesta, e quindi in questo procedimento è ritenuto parte offesa e potrà quindi costituirsi nei confronti degli imputati e chiedere loro i danni. Non compare fra gli imputati anche il carabiniere Martino Marancia, la cui posizione sembra destinata all’archiviazione a seguito dell’interrogatorio di chiarimento reso dopo la chiusura delle indagini.
La Procura di Lecce ha chiesto il processo anche per l’ ex pm Scimè, nel frattempo trasferito come giudice al Tribunale di Salerno , accusato di corruzione per aver preteso ed ottenuto 75mila euro da D’Introno. Non è stata sufficiente la corposa memoria difensiva depositata la scorsa settima dal suo avvocato, Mario Malcangi, con il tentativo di poter dimostrare l’inconsistenza delle accuse di D’Introno, che ha raccontato tra l’altro una consegna di soldi avvenuta a Milano a novembre del 2013.
L’ inchiesta si basa su oltre 35mila pagine di atti acquisiti dei Carabinieri ed oltre 100 ore di interrogatori svoltisi in contraddittorio davanti al Gip Giovanni Gallo, che sono servite a riscontrare il racconto delle tangenti di 2milioni di euro elargiti a Nardi, Savasta e Scimè dall’imprenditore D’Introno, per tentare di fermare il suo processo per usura (nel quale peraltro alla fine è stato condannato, e per costruire dei falsi procedimenti penali nei confronti di chi lo aveva accusato. Tutte accuse di fatto inutili in quanto tutte le persone finite sotto le pressioni della «cricca» di Trani sono di fato ritenute parti offese, così come lo sono anche i giudici baresi Loredana Colella, Ornella Gozzo e Michele Tarantino e nei cui confronti il Nardi a suo dire si sarebbe profuso per far assolvere D’Introno in appello. Circostanza questa peraltro mai avvenuta, motivo per il quale all’ex Gip è stato contestato anche l’ipotesi di reato di “millantato credito”.
Tra le parti offese è presente anche un altro imprenditore di Corato, Paolo Tarantini difeso dall’ avvocato Beppe Modesti, coinvolto in una “stangata” che secondo l’accusa sarebbe stata messa in piedi ed organizzata da Savasta, Nardi, Di Chiaro e dall’avvocato barese Simona Cuomo, attraverso un falso avviso di garanzia per reati fiscali, ottenendo 400mila euro oltre a 25mila euro di materiale elettronico a Nardi e 25mila euro in piante a Savasta, per far scomparire l’ indagine falsa architettata a tavolino.
Nella richiesta di rinvio a giudizio della Procura di Lecce sono contestati anche, a vario titolo, i reati di falso, occultamento di atti, calunnia, minacce, truffa, estorsione e induzione a non rendere dichiarazioni. Le indagini sulla giustizia “truccata” a Trani non sono però concluse. Il fascicolo è ancora aperto per il dovuto riscontro sia agli ulteriori episodi raccontati da D’Introno, e per alle denunce che dalla data degli arresti (gennaio) a oggi, sono state depositate da parte di imprenditori e avvocati che ritengono di essersi incagliati nella “cricca”, un «sistema di tangenti ed abusi ai quali chiaramente è da ritenere estranea la stragrande maggioranza degli avvocati e dei magistrati, pur ricoprendo di immeritato fango il sistema della giustizia a Trani.