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3 Luglio 2024 03:33
3 Luglio 2024 03:33

Tony Colombo e la moglia Tina Rispoli al telefono col boss camorrista: “Portaci quei soldi, servono a Corleone…”

Secondo il Ros dei Carabinieri l’ex vedova “nera” ha finanziato la carriera del coniuge con 500mila euro

Quando parlava al telefono,Tina Rispoli lo faceva urlando, scandendo bene le parole ed i concetti: “Devi portarmi i soldi. Ora! Sono soldi miei, soldi che ti ho prestato, altrimenti vado a casa di tua madre e butto tutti dal balcone“. Ex vedova per anni devota consorte del marito Gaetano Marino, boss della camorra ucciso nell’estate del 2012 a Terracina . Da quel momento, la donna ha manifestato un volto meno remissivo, secondo quanto illustrato nella ricostruzione dei Carabinieri del Ros guidati dal colonnello Andrea Manti.

Tina Rispoli ha gestito e finanziato la carriera di un “cavalluccio”, come vengono chiamati i cantanti neomelodici a Secondigliano. Un giovane artista nato a Palermo, con aspirazioni ambiziose e manie spendaccione, aveva chiesto a Gaetano Marino dei soldi. Un prestito che la donna ha fatto lievitare con gli interessi richiesti, in tutto – scrivono i militari – 500mila euro dati a Tony Colombo, rapporto che si stringe e consolida, arrivando al punto che Tina e Tony si fidanzano e poi si sposano.

Alle origini però ci sono soldi che puzzano di camorra, di piazze di spaccio, di morti innocenti nelle interminabili faide di camorra per la droga. In dote, l’ex vedova nera porta sull’altare i soldi del marito ucciso dagli ex alleati del clan Abete, ma anche una parte di soldi della propria famiglia, i Rispoli, pusher “storici” delle case celesti delle Vele di Scampia.

Siamo nel 2015, quando il boss Vincenzo Di Lauro figlio del capoclan Paolo Di Lauro lascia la proprio cella, dopo essere stato superstite della faida in quanto ristretto in carcere. Ed immediatamente si butta negli affari recuperando soldi da antichi prestanome e si lega alla coppia composta da Tony Colombo e Tina Rispoli, puntando al contrabbando di sigarette, con l’affitto di un capannone alle porte di Napoli per stoccare il tabacco e venderlo in mezza Europa (venendo sequestrato dalla Guardia di Finanza). Di Lauro diventa socio occulto nella realizzazione del marchio “Corleone” e del drink “9millimetri”, ma anche nella gestione di supermercati nei locali di Tina Rispoli e di una boutique a Secondigliano dove vengono venduti i capi firmati “Corleone“. 

La boutique di Secondigliano era gestita da parenti dei Di Lauro, all’interno della quale Tony Colombo si fa immortalare con volti più o meno noti, come Lele Mora (estraneo alle accuse) con tanto di maglia dedicata al padrino siciliano e qualche dj radiofonico locale. Imbarazzanti le richieste di Tony Colombo al boss Di Lauro: “Vincenzo mi serve un assegno a sessanta giorni, mi serve per la stamperia di Palma Campania“. La risposta arriva immediata, con il consenso del boss che, secondo un pentito, “ha interesse a sfruttare mediaticamente il successo di Tony Colombo“.

Agli atti vi sono altre telefonate di questo genere, come quella in cui Tony Colombo chiede al boss Vincenzo Di Lauro versamenti di soldi a stretto giro. All’origine ci sono 35mila euro che i due coniugi avrebbero investito nel capannone da affittare, mentre sui brand da parte del boss camorrista ci sarebbe stato il tentativo di riciclare .  Tony è diplomatico e dice: “Ti saluta Tina (facendo leva sullo spessore della vedova Marino), servono quei soldi“, e subito dopo i rapporti si ammorbidiscono sempre di più in prossimità del matrimonio tra la lady di Scampiai e il neomelodico: “Mi raccomando al matrimonio. Sia io che Tina ci teniamo tantissimo, più di ogni altra cosa, devi venire tu e la tua famiglia, il tuo tavolo deve stare accanto al nostro, ho già prenotato alla Sonrisa”. Un rapporto che va avanti da tempo, quello tra la camorra e Tony Colombo come confermano a verbale i “pentiti” Gennaro Carra, Gianluca Giuliano e Salvatore Tamburrino, che a loro volta svelano anche altri particolari come i proiettili esplosi contro i vetri della casa discografica di Colombo.

“Fu una levata di testa da parte di un esponente del malaffare di Secondigliano contro i Rispoli”, hanno spiegato i pentiti. Eppure, in quella casa di produzione discografica, il boss Vincenzo Di Lauro era di casa, come commentano due affiliati intercettati, che fanno addirittura riferimento a un incontro avvenuto all’interno dello studio tra Vincenzo Di Lauro e il figlio del boss di Torre Annunziata Valentino Gionta. Agli atti, nell’ordinanza, c’è un’annotazione del 16 dicembre 2020 dei Carabinieri del Ros . in cui viene illustrato il contenuto di una intercettazione ambientale captata il 14 dicembre riguardante l’incontro tra esponenti del clan Di Lauro ed il clan Gionta. Presenti sono Raffaele Rispoli, Antonio De Rosa (entrambi tra i destinatari dell’ultima misure cautelare) e una terza persona;

Raffaele Rispoli racconta che il giorno prima, il 13 dicembre, Vincenzo Di Lauro aveva ricevuto davanti alla casa discografica il figlio di Valentino Gionta (che in realtà dovrebbe trattarsi di un nipote, poichè all’epoca i due figli di Gionta erano detenuti); il vertice col rappresentante del clan di Torre Annunziata (Napoli) era stato però interrotto dalle forze dell’ordine e sia il boss dilauriano sia l’altro erano riusciti a scappare attraverso gli uffici. Dopo quell’episodio, continua Rispoli, Tony Colombo gli ha chiesto di non andare più da lui in quanto si era spaventato.

Una storia criminale che esplode sui media in occasione del matrimonio tra Tina e Tony, in piazza Plebiscito a Napoli, che proietta questa coppia “chiacchierata” al centro di popolari talk televisi. In una di queste occasioni, Tony Colombo si scaglia contro il parlamentare Francesco Borrelli (Verdi) , che aveva avuto il coraggio di puntare l’indice contro le nozze “trash” di piazza Plebiscito. “Borrelli? A Napoli va ad alzare i mozziconi dalle spiagge”, disse in modo sprezzante Colombo finito in cella per camorra.

© CDG1947MEDIAGROUP – RIPRODUZIONE RISERVATA |

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