di Ernesto Galli della Loggia
Che cosa intendiamo per “eversione” e “violenza” quando adoperiamo questi due termini a proposito di molte situazioni politiche nuove che stanno sorgendo in Europa, le stesse che qui da noi a molti sono sembrate trovare espressione in alcune decisioni dell’ ormai ex ministro degli Interni Salvini?
Io credo che in una democrazia i due termini di cui sopra vadano adoperati solo quando una parte usa la violenza per condizionare e manipolare la vita politica in tutti i modi immaginabili, per impedire libere elezioni, per chiudere la bocca agli oppositori e così via: questa è l’ eversione e la violenza che le è funzionale, come il fascismo ci ha insegnato fin troppo bene.
Ma avendo detto queste cose in tv, Adriano Sofri mi sgrida accusandomi di colpevole distrazione. Infatti si può e si deve parlare di eversione, egli scrive ( Il Foglio , 4 settembre), anche quando la violenza fisica è impiegata “contro i migranti tenuti in ostaggio, sofferenti, umiliati e offesi nelle imbarcazioni dei soccorritori“; come per l’ appunto ha fatto Salvini, forte del fatto di poter impiegare una violenza per cui: “non occorrevano le squadre quando si poteva impiegare allo scopo i corpi militari e le forze dell’ ordine dello Stato“.
Bene, con questi criteri Salvini è certamente un eversore criptofascista. Ma allora allo stesso modo, però, lo sono i governanti spagnoli di destra e di sinistra che a Ceuta e Melilla da anni sparano contro gli africani che vogliono superare il confine, lo sono i governanti di Malta che praticano anche loro la politica dei “porti chiusi“, lo è Macron che a Calais rastrella gli immigrati per non fargli attraversare la Manica e a Ventimiglia gli impedisce con la forza di entrare in Francia, e lo è anche la signora Merkel, che quando occorre li rispedisce in Italia.
Tutti eversori e tutti fascisti, caro Sofri? O questo invece non è violenza?