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22 Luglio 2024 07:36
22 Luglio 2024 07:36

Tutte le mense scolastiche più costose d’Italia

La spesa media mensile che una famiglia italiana ha sostenuto nell'anno scolastico in corso per la mensa di un figlio iscritto alla scuola primaria o dell'infanzia è di 82 euro. Qui il costo medio regione per regione
di Valentina Rito

82 euro al mese la spesa in media di ogni famiglia italiana nell’anno scolastico in corso, per la mensa di un figlio iscritto alla scuola primaria o dell’infanzia: praticamente si tratta di circa 4 euro a pasto. Sono questi i dati economici più significativi che emergono dalla sesta indagine di Cittadinanzattiva sulle mense scolastiche , che ha preso in esame le tariffe di tutti i 110 capoluoghi di provincia. La regione in media più costosa è la Basilicata con 109 euro mensili pro capite, mentre quella più economica si è rivelata la Sardegna (58 euro nell’infanzia e 62 euro per la primaria).

L’incremento rispetto alla precedente indagine, riferita al 2020/21, è stato di poco piu’ del 2%, ma le variazioni sono molto differenti a livello regionale: si passa da un aumento a doppia cifra in Basilicata (+19% per la scuola primaria e +26% per quella dell’infanzia), dove a pesare sulla media è il costo della refezione a Potenza dove la quota annua è in forte aumento rispetto al precedente anno scolastico e in Campania (+12% circa per entrambe le tipologie di scuola), al decremento più elevato registrato in Sardegna (-10,5% nell’infanzia e -4,5% nella primaria).

Invariate sostanzialmente le tariffe nelle regioni LazioMarcheUmbria Valle d’Aosta. A livello di singoli capoluoghi di provincia, sono le famiglie di Barletta in Puglia quelle che spendono di meno per il singolo pasto (2 euro sia per l’infanzia che per la primaria) mentre per l’infanzia si spende di più a Torino (6,60 euro a pasto) e per la primaria a Livorno e Trapani (6,40 euro). Soltanto Roma compare fra le città metropolitane, nella classifica delle meno care, con un costo a pasto per la famiglia ‘tipo’ di circa 2,40 euro in entrambe le tipologie di scuola.

Non presente nell’indagine il Trentino Alto Adige, poiché le due province autonome calcolano le tariffe su indicatori diversi dall’Isee e non comparabili con le altre regioni. La famiglia di riferimento è composta da 3 persone (2 genitori e 1 figlio minore), con un reddito lordo annuo di 44.200 euro, corrispondente ad un Isee di 19.900 euro. Nel calcolo della quota annuale del servizio di ristorazione scolastica si è ipotizzata una frequenza di 20 giorni mensili per un totale di 9 mesi escludendo eventuali quote extra annuali e/o mensili.

“A fronte di ciò e dell’aumento della povertà minorile”, afferma Adriana Bizzarri, coordinatrice nazionale scuola di Cittadinanzattiva. “crediamo che il servizio di ristorazione scolastica debba essere riconosciuto al più presto come servizio pubblico universale. Nel frattempo è indispensabile da un lato aumentare il numero di mense scolastiche in tutto il Paese, soprattutto nelle aree del sud e in quelle interne ed ultraperiferiche, andando oltre i mille interventi previsti dal Pnrr che solo per poco più della metà saranno effettivamente nuovi locali mensa, dall’altra, ampliare le fasce di reddito per le quali è previsto l’accesso gratuito e contenere i costi a carico delle altre famiglie“.

“Disporre di mense oltre che garantire un pasto proteico al giorno a tanti bambini e ragazzi – aggiunge – consente di favorire l’ampliamento del tempo pieno e di tenere le scuole aperte per più ore al giorno, come presidio contro la dispersione“.  La seconda regione dove si spende meno per un pasto alla mensa scolastica è la Puglia che fa registrare una spesa mensile media di 68,80 euro sia per le scuole dell’infanzia che per le primarie. Seguono le Marche dove il costo medio per pasto alle scuole dell’infanzia è di 3,42 euro, che sale a 3,75 nelle primarie

Attualmente gli edifici scolastici statali con la mensa sono un terzo del totale: 13.533 sulle 40.160 scuole. Il Pnrr ha stanziato 400 milioni di euro per la costruzione di mille mense, “a oggi abbiamo notizia e dettagli di 908 interventi approvati”, osserva Cittadinanzattiva. Poco più della metà di questi ultimi, ossia 526 pari al 58%, prevede la costruzione di nuove mense, di cui 230 (48% delle nuove mense) al sud. Per il resto si tratta di interventi di demolizioni, ricostruzioni e ampliamento (23%) e di riqualificazione o riconversione di spazi e mense preesistenti e messa in sicurezza (19%). 

Circa 1 famiglia su dieci in Italia non può permettersi di mangiare carne o pesce ogni due giorni, come rivelava l’indagine Istat del 2019 sul reddito e le condizioni di vita delle famiglie. E la percentuale sale a circa il 13% dei nuclei monogenitoriali e al 17-18% delle famiglie del sud e delle isole. Inoltre, secondo l’ultimo rapporto “Cosi” (Childhood Obesity Surveillance Initiative) dell’Ufficio Europeo dell’ OMS l’ Organizzazione Mondiale della Sanità, che ha monitorato 411.000 bambini tra i 7 e i 9 anni in 33 Paesi, l’Italia si colloca al quarto posto per sovrappeso e obesità infantile con tassi appena al di sotto del 40%, superata solo da Cipro, Grecia e Spagna. Dal rapporto emerge anche che il 67% dei bambini italiani tra i 6 e i 9 anni va a scuola in macchina contro una media europea del 50%. E sempre nel nostro Paese, ultimo nell’Ocse, il 94,5% dei bambini non pratica un adeguato livello di attività fisica; a pesare sono anche i pochi impianti pubblici per lo sport, così come le palestre negli edifici scolastici (6 su 10 ne sono privi).

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