Per una dozzina di grillini rimasti fuori dal Parlamento è pronto un lavoro ( e sopratutto uno stipendio pubblico) negli staff dei gruppi del M5S di Camera e Senato. “D’altronde lo ha detto anche Grillo quando ha confermato la regola dei due mandati, l’esperienza di chi può essere utile non deve essere dispersa“, si giustifica con i giornalisti un ex deputato pentastellato che vuole restare anonimo. In questi giorni si susseguono gli incontri riservati tra i vertici del Movimento Cinque Stelle in pectore (e cioè rieletti) e gli ex parlamentari rimasti senza poltrona per la norma interna dello stop dopo il secondo mandato. Sono soltanto 49 gli ormai ex deputati “stoppati” dal vincolo del doppio mandato, altri si sono candidati alle ultime elezioni, ma non sono stati eletti. Sono molti i “trombati” grillini a ricoprire anche delle posizioni all’interno del partito e sono in corsa per essere nominati come referenti provinciali, anche se in questo caso si tratta di incarichi a titolo gratuito.
Secondo i piani di Giuseppe Conte chi verrà “risarcito” con un nuovo lavoro, verrà ricollocato negli uffici dei gruppi parlamentari con stipendi pagati dai sodi pubblici stanziati dalla Camera e Senato. Secondo quanto trapela, gli incarichi disponibili tra Montecitorio e Palazzo Madama sono circa 12, soprattutto negli uffici legislativi e nello staff della comunicazione “governato” da Rocco Casalino. I nomi in corsa per dare una mano ai neo-eletti sono sempre gli stessi. Dai “big” Paola Taverna, Roberto Fico, Vito Crimi, Fabiana Dadone ad altri ex parlamentari rodati e di fede “contiana” come l’ex tesoriere del gruppo alla Camera Claudio Cominardi, Laura Bottici, l’ex vicepresidente della Camera Maria Edera Spadoni e l’ex sottosegretario Carlo Sibilia.
L’ex “reggente” del M5S Crimi, ad esempio, dovrebbe riciclarsi nel legislativo, dato che è considerato un esperto di burocrazia parlamentare, regolamenti e scartoffie varie. Porte sbarrate per l’ex ministro Danilo Toninelli, che si era allontanato da “Giuseppi” Conte, e per un altro big come il già Guardasigilli Alfonso Bonafede, che ormai sembra intenzionato a ripiegare a tempo pieno alla guida del suo studio legale a Firenze.
Chi non ha un lavoro verrebbe assunto dai Gruppi parlamentari del M5S, mentre chi svolge un’altra professione potrebbe invece rientrare in squadra con un contratto di collaborazione o consulenza. Il ricollocamento degli esclusi, quasi sicuramente, sarà a carico dei gruppi (quindi soldi pubblici), non del partito. “Calcolavamo di eleggere 40 parlamentari, ne abbiamo eletti 80, le cose sono andate meglio del previsto, e poi ogni parlamentare porta in dote al gruppo un terzo in più rispetto a prima, con il taglio dei parlamentari”, evidenzia un altro grillino non rieletto. Ma ci sono anche degli indecisi. “Chi ha un lavoro deve regolarsi con i propri interessi, non a tutti conviene perdere magari un cliente che non simpatizza per il M5s per continuare a lavorare in politica, ad alcuni non conviene economicamente”. Ma sono la stragrande maggioranza quelli pronti a rientrare nel Palazzo dalla porta di servizio.