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27 Settembre 2024 07:15

Tutto come previsto e preannunciato ! Il Csm sospende la consigliera Natoli, che denuncia: “Un processo sommario, ho la coscienza a posto”

La relazione del vicepresidente Fabio Pinelli, è stata tenuta segreta fino alla sua lettura in aula questa mattina, una memoria a scatola chiusa, nei cui confronti si è lamentata la Natoli presentandosi a sorpresa nel in plenum, evidenziando e contestando la violazione del diritto di difesa

“Era già tutto previsto” recitava una vecchia canzone di Riccardo Cocciante, quanto mai di attualità in seno al Consiglio superiore della magistratura che ha sospeso oggi la consigliera laica di Rosanna Natoli (FdI). Con 22 voti favorevoli, 6 contrari e 2 schede bianche, i membri del plenum di Palazzo Bachelet ha esautorato – seppure provvisoriamente – la consigliera, ritenuta rea di aver incontrato la magistrata Maria Fascetto Sivillo toga che si trovava sotto procedimento disciplinare, dandole dei consigli.

La giudice Sivillo si presentò all’incontro con la Natoli per ricevere un consiglio, registrando abusivamente e quindi illegalmente la registrazione, consegnandola attraverso il suo avvocato, otto mesi dopo alla sezione disciplinare. Da lì la registrazione è finita in procura a Roma, che ha iscritto la consigliera sul registro degli indagati per abuso d’ufficio e rivelazione di segreto, dando così semaforo verde alla procedura che ha portato alla sospensione odierna della Natoli.

Memoria-difensiva-Natoli_CSM

Incredibilmente la relazione del vicepresidente Fabio Pinelli, è stata tenuta segreta fino alla sua lettura in aula questa mattina, una memoria a scatola chiusa, nei cui confronti si è lamentata la Natoli presentandosi a sorpresa nel in plenum, evidenziando e contestando la violazione del diritto di difesa , difendendosi a spada tratta per circa mezz’ora, depositando una memoria, avvisando i colleghi: la sua sospensione avalla “un rischioso precedente“.

Un’ opinione condivisa anche dal togato indipendente Andrea Mirenda,, tra i più duri a biasimare il suo comportamento, ma altrettanto rigoroso sulle questioni di principio: la legge infatti, secondo la sua valutazione “tecnica”, non consentirebbe la sospensione che, molto probabilmente per tale motivo, sarà spazzata via dal Tar Lazio a cui la Natoli ha già annunciato di volersi rivolgere. E non sarebbe la prima volta che il tribunale amministrativa rade al suolo gi editti-politico-sindacali del Csm sotto mentite spoglie di applicazione di norme del diritto e della Legge.

La Natoli ha contestato l’operato del Csm, dichiarandosi vittima di un “processo sommario”, una vera e propria macchinazione ad orologeria. Una convinzione che deriva dalla ricostruzione della vicenda: la registrazione, risalente al 3 novembre 2023, infatti non è stata depositata nel procedimento per la revoca della misura cautelare, la cui udienza si è tenuta due giorni dopo. La chiavetta non è stata usata per impugnare la sentenza disciplinare, che è diventata definitiva.

La consegna di quella registrazione, ha evidenziato Natoli, di certo non ha favorito la Fascetto Sivillo. Chi, allora? Il suo unico interesse, ha spiegato, “insieme al proprio difensore, sarebbe stato quello di dimostrare che all’interno di questo Csm c’è una deriva correntizia, peggio del precedente, cosa che io ho estremamente con forza negato”. Anche perchè l’unica deriva in realtà è stata quella della gruppo della corrente di Area (sinistra) che minacciava di leggere in diretta su Radio Radicale il contenuto di quella chiavetta USB il cui contenuto non è stato mai oggetto di una stesura giurata del consulente informatico incaricato.

Secondo l’accusa, la Natoli avrebbe rivelato informazioni riservate della Camera di consiglio, così violando il segreto d’ufficio. La Procura di Roma ha persino contestato l’abuso d’ufficio, un reato recentemente abolito ma che ha comunque consentito l’apertura del fascicolo. Nei giorni scorsi, i Natoli aveva presentato un’istanza di annullamento delle delibere del 17 luglio, data chiave in cui il Plenum “pilotato” dagli esponenti di sinistra avrebbe consentito la nomina a procuratore capo di Catania di Francesco Curcio (ex procuratore capo di Potenza) che ha prevalso su Francesco Puleio procuratore aggiunto di Catania, proprio grazie alla mancata partecipazione della consigliera Natoli, che ha dichiarato pubblicamente che avrebbe votato per Puleio. Nomina ormai definitiva dopo l’adozione di Dpr controfirmato dal capo dello Stato Sergio Mattarella.

La vicenda apre una frattura all’interno del Csm, come ha commentato il consigliere togato Andrea MirendaFacile cogliere la parabola paradossale di un atto, l’iscrizione, che sebbene pensato esclusivamente in funzione di garanzia, diviene, da oggi, la condizione necessaria e sufficiente per l’esposizione di ogni singolo Consigliere, magari sgradito, a pesantissima minaccia“, Per l’altro indipendente, Roberto Fontana, “questa vicenda mette in luce soprattutto un “buco “ enorme nella disciplina di tutela dell’Organo: se di questa vicenda fosse stato protagonista un consigliere magistrato, a prescindere dalla rilevanza (o meno) penale della condotta in questione, la procura generale avrebbe aperto un procedimento disciplinare che pressoché certamente sarebbe sfociato in una sanzione superiore all’ammonimento con conseguente decadenza di diritto dal Consiglio“, secondo quanto disciplinato dalla legge 195/1958.

“Per i consiglieri laici scatta la decadenza solo se si arriva ad una sentenza penale di condanna. In questo modo condotte anche molto gravi da parte di consiglieri laici sono destinate a rimanere  senza sanzione in tutti i casi in cui non integrano un reato e, in questa prospettiva, l’abolizione dell’abuso d’ufficio ha ampliato a dismisura l’area d’irrilevanza di condotte gravemente lesive dell’Istituzione. È un problema di cui occorre farsi carico al di là della vicenda specifica”. ha concluso Fontana.

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