TARANTO – Un mese dopo la prematura scomparsa di Giorgio Di Ponzio, il 15enne morto a causa di un sarcoma contro il quale ha lottato per tre anni, si è svolto un corteo per le vittime dell’inquinamento a Taranto. Sono scesi in migliaia tarantini in strada per partecipare alla ‘Fiaccolata per i nostri angeli‘ organizzata in memoria dei bimbi morti per il cancro e per le malattie connesse all’inquinamento.
L’immagine del sorriso di Giorgio stampato sulle magliette dei partecipanti al corteo che attraversa le vie della città in cui è cresciuto e in cui coltivava le sue passioni, quella per il Taranto Calcio, per il mare, la pesca e le moto ancora oggi continua a vivere. La marcia è partita dopo il raduno davanti all’ingresso principale dell’Arsenale, percorrendo tutta la via Di Palma, piazza Immacolata, via D’Aquino, corso ai Due Mari, con la commemorazione conclusiva in piazza Carbonelli. In uno degli striscioni compare la scritta: “Tutto l’acciaio del mondo non vale la vita di un solo bambino“.
I genitori di Giorgio, Angelo e Carla Di Ponzio hanno raccolto decine di offerte destinate all’organizzazione della fiaccolata. “Questa giornata l’abbiamo pensata con gli altri genitori che hanno perso i loro piccoli per il cancro. Qui abbiamo una città malata. Vogliamo sensibilizzare quanta più gente possibile, perché le morti dei nostri figli devono diminuire”. Una fiaccolata che quindi non è solo per il piccolo Giorgio, ma che è in ricordo di tutti i bambini morti di cancro e le vittime di malattie che si ritengono connesse all’inquinamento. “Noi vorremmo che il 25 febbraio diventasse giornata nazionale per le piccole vittime dell’inquinamento”, spiega papà Angelo.
Nei giorni scorsi, in nome dell’ “Associazione Giorgio forever“, il papà del ragazzo aveva chiesto simbolicamente ad “Arcelor Mittal e alle altre industrie fonte di inquinamento a Taranto di spegnere i propri impianti” per la giornata di lunedì 25, in rispetto alle vittime. Una richiesta tecnicamente impraticabile, ma accolta dal nuovo vertice dell’azienda ha abbassato le bandiere a mezz’asta in segno di rispetto.
La multinazionale franco-indiana dell’ acciaio ha voluto manifestare la propria presenza e solidarietà in questa giornata “Per esprimere la nostra vicinanza alla comunità di Taranto – riporta in un post di ArcelorMittal su Facebook – in ricordo di Giorgio Di Ponzio e dei giovani tarantini scomparsi, oggi abbiamo esposto a mezz’asta le bandiere dello stabilimento di Taranto e invitato i colleghi a unirsi al lutto cittadino proclamato dal Comune“. I dipendenti del siderurgico di Taranto hanno osservato un minuto di silenzio alle ore 18, in concomitanza con la partenza della fiaccolata . Un comportamento sicuramente degno di cronaca e ben differente da quello della famiglia Riva, proprietaria dell’ ex-Ilva.
Analoga alla tragedia che ha colpito la famiglia Di Ponzio c’è anche quella di Domenico Palmisano, il 26enne di Palagiano morto dopo aver dato l’ultimo esame universitario prima della laurea in informatica. Le vicende piene di dolore che hanno colpito non poche famiglia a Taranto sono veramente molte e la marcia di ieri sera ha rappresentato non soltanto una maniera per ricordarli ma sopratutto per far sentire la propria voce. Ricordando Vincenzo Mero, scomparso due giorni prima dello scorso Natale a soli 19enne per una leucemia. Per non dimenticare Alessandro, un bambino morto di cancro a soli 7 anni.
I coniugi Di Ponzio hanno scritto al presidente della Repubblica Sergio Mattarella per chiedere che ai bambini di Taranto venga riconosciuta una medaglia al Merito che “riconosca il loro calvario e il loro sacrificio avverso alle ingiustizie sociali e ambientali subite“. L’appello dei genitori di Giorgio è stato rivolto anche a Papa Francesco per chiedere “se l’enciclica ‘Laudato Siì abbia effetto su questa città martoriata dove ogni legge è stata sorpassata a favore del profitto e ogni matrice ambientale è stata violentata” e descrivere la situazione in cui ha vissuto la città dei due mari.
Al sindaco del Comune di Taranto è stato chiesto di intitolare una piazza o un giardino della città della città alle vittime innocenti dell’inquinamento, ed apposta una lapide in marmo con i nomi dei bimbi deceduti incisi sopra. Sperando, una volta realizzata ed apposta, di non doverla aggiornare con il passare del tempo. (D.D.M.)