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25 Dicembre 2024 03:21

Ucraina, iniziata l’evacuazione dei civili a Mariupol. Il Papa: “la guerra è una pazzia”

Bombardato un checkpoint vicino a Kiev. Blinken incontra Kuleba in Polonia. Il premier israeliano Bennett risente Zelensky. L’Onu: «Oltre 2 milioni in fuga in 10 giorni». L'organizzazione mondiale della Sanità conferma diversi attacchi all'assistenza sanitaria in Ucraina: hanno provocato molteplici morti e feriti.

L’undicesima notte di guerra in Ucraina ha portato una piccola pausa nei bombardamenti mentre aumenta la pressione russa sui civili in fuga. La diplomazia internazionale, mentre è stata disattesa da Vladimir Putin la tregua dichiarata ieri da Mosca, intensifica gli sforzi per far cessare le ostilità il prima possibile in attesa del terzo round di negoziati e del Consiglio di sicurezza Onu di domani. I media ucraini hanno riferito nelle ultime ore di spari persino contro i civili ed evacuazioni difficili a Bucha e Gostomel. Almeno tre persone sarebbero state uccise, tra queste una volontaria che aveva appena consegnato da mangiare per gli sfollati. Le forze armate ucraine lanciano intanto un allarme sulla diga che serve la centrale idroelettrica di Kaniv, di cui i russi, dicono, vorrebbero assumere il controllo. 

Il sindaco di Mariupol parla di “situazione disperata” in città, dove mancano da giorni elettricità, acqua, riscaldamento ed è difficile reperire forniture mediche e altri beni essenziali. “Tornate subito nei rifugi, ora! Chiediamo a tutti i residenti di Mariupol di andare nei rifugi. Seguiranno ulteriori informazioni sulle operazioni di evacuazione”. Il messaggio che uccide anche la più piccola delle speranze di questi dieci giorni di guerra e devastazione dell’Ucraina viene sparato dai megafoni nelle strade. È di nuovo terrore assoluto. Mariupol doveva essere sgomberata in sicurezza, ma i russi non hanno rispettato nemmeno cinque ore di cessate il fuoco. Oggi è stata annunciata un “cessate il fuoco” dalle 10, ora locale, fino alle 21 per permettere l’evacuazione della popolazione civile a partire dalle 12, le 11 in Italia.

La regione di Zhytomyr è stata bombardata questa notte e sono state colpite anche aree residenziali a Korosten e Ovruch. Lo ha annunciato il portavoce della polizia locale Alla Vashchenko. Secondo quanto riferito, 30 famiglie sono rimaste senza casa. Dieci abitazioni private sono state distrutte a Korosten dai bombardamenti aerei. Una persona è morta e cinque sono state ferite, tra cui un bambino. Altri cinque bambini sono stati estratti da un seminterrato sotto il garage in fiamme e salvati. Quindici abitazioni di civili a Ovruch sono state distrutte ma non ci sono state vittime nè feriti. Truppe russe hanno aperto il fuoco sui civili mentre cercavano di evacuare dalla città di Irpin, nell’oblast di Kiev. Lo riporta Unian citando un corrispondente di Radio Svoboda. Stando a quanto riferito, almeno tre persone sarebbero rimaste uccise e una ferita.

Il marito resta in Ucraina a combattere e passa il figlio alla moglie in stazione

L’organizzazione mondiale della Sanità conferma diversi attacchi all’assistenza sanitaria in Ucraina: hanno provocato molteplici morti e feriti. Gli attacchi alle strutture sanitarie o ai lavoratori “violano la neutralità medica e sono violazioni del diritto umanitario internazionale”, scrive su Twitter il direttore generale dell’Oms, Tedros Adhanom Ghebreyesus, aggiugendo l’hashtag #NotATarget.

Arrivati all’undicesimo giorno di invasione dell’Ucraina, “la scala e la forza della resistenza delle forze armate di Kiev continua a sorprendere la Russia“. E’ quanto si legge nel rapporto quotidiano dell’intelligence britannica, diffuso dal ministero della Difesa, che sottolinea come “le forze russe stiano rispondendo prendendo di mira città popolose come Kharkiv, Chirnihiv e Mariupol“. “Questo probabilmente rappresenta un tentativo di spezzare lo spirito degli ucraini”  aggiunge il rapporto degli 007 inglesi ricordando che la “Russia ha usato in precedenza le stesse tattiche in Cecenia nel 1999 e in Siria nel 2016, usando bombardamenti sia da terra che dal cielo“.

Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, si è recato questa mattina nella basilica di Santa Sofia, la chiesa ucraina della capitale nella zona romana di Boccea, per partecipare alla Messa domenicale. Alti funzionari del governo degli Stati Uniti si sono recati ​​in Venezuela, paese tradizionalmente vicino alla Russia, per incontrare rappresentanti del governo del presidente Nicolas Maduro nel quadro della crisi ucraina. A riferirlo al New York Times sono state fonti a conoscenza della visita. Queste fonti non hanno specificato chi compone la delegazione – di cui farebbero comunque parte alti funzionari del Dipartimento di Stato e della Casa Bianca – o con chi si incontrerà, né hanno reso noto quanto tempo rimarrà nel Paese, limitandosi a sottolineare che si tratta di una delle visite di più alto livello degli ultimi anni nel Paese latinoamericano. Maduro ha segnalato nei giorni scorsi la disponibilità a riavviare il commercio di petrolio con gli Stati Uniti: “Qui giace il petrolio del Venezuela, che è disponibile per chiunque voglia produrlo e acquistarlo, che si tratti di un investitore proveniente dall’Asia, dall’Europa o dagli Stati Uniti” ha dichiarato giovedì il presidente venezuelano, citato dal giornale.

“Sono andato a Mosca e Berlino nell’intento di favorire il dialogo fra le parti. Ovviamente ho ricevuto il benestare e l’incoraggiamento di tutti i protagonisti. Continueremo ad agire nella misura in cui ci verrà richiesto“. ha detto il premier israeliano Naftali Bennett nella riunione di governo a Gerusalemme. “Anche se le probabilità non sono grandi – ha concluso – tutte le volte che c’è una piccola fessura, nostro obbligo morale è di fare ogni tentativo. Finché la candela è accesa dobbiamo sforzarci”.

L’intelligence americana era così sicura che alla fine Putin avrebbe invaso l’Ucraina, che fin dall’inizio di dicembre il Pentagono aveva accelerato le operazioni per armare i militari di Kiev, mettendoli in condizione di difendersi. Guardano la lista delle forniture, si capisce anche come la strategia si basasse sul rallentamento iniziale della prima ondata di attacchi, e poi sulla creazione di una guerriglia urbana di lungo termine. La conferma viene dai documenti declassificati delle consegne effettuate dagli Usa e dai loro alleati, che il Washington Post ha ottenuto e pubblicato. In più c’è da aggiungere che parecchi veterani delle forze armate americane si stanno offrendo come volontari per combattere al fianco degli ucraini, che potranno aiutare tanto in termini tattici, quanto nell’impiego proprio delle armi che avevano già usato su altri teatri di guerra.

Gli Usa si sono impegnati a fornire aiuti bellici di varia natura a Kiev per un miliardo di dollari, di cui 350 milioni autorizzati il 25 febbraio. A loro si sono aggiunti 14 paesi alleati che hanno dato una mano, dalla Germania all’Italia. Era noto che al primo posto della lista ci fossero i razzi anti carro Javelin, che sono una delle ragioni per cui l’offensiva russa ha incontrato così tante difficoltà a procedere sul terreno, inclusa la lunga colonna bloccata alle porte della capitale. E i missili Stinger Manpads, che invece hanno preso di mira elicotteri e aerei, complicando l’obiettivo di Mosca di ottenere il dominio dei cieli.

Gli analisti militari internazionali sono rimasti sorpresi dalla sostanziale assenza dell’aeronautica nella battaglia. Al principio ritenevano che non fosse entrata in azione in maniera massiccia perché il piano prevedeva la rapida conquista dell’Ucraina e la resa delle forze locali, e quindi non sarebbe servita. Ora però questa versione non regge più, e quindi gli osservatori si chiedono se non ci siano problemi tecnici e logistici che hanno fermato anche l’aviazione, tra cui la mancanza di piloti addestrati al combattimento e l’inadeguatezza dei materiali. L’efficacia degli Stinger è una delle ragioni, perché i caccia russi si sentono minacciati, in particolare quando devono volare di giorno, ma poi di notte non hanno una capacità operativa all’altezza del compito. Questo evidenzierebbe un’inferiorità strategica sostanziale, che potrebbe risultare decisiva anche in caso di scontro diretto con la Nato.

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