L’Autorità Portuale di Taranto finalmente si è decisa a farsi rispettare dalla società TCT (Taranto Container Terminal) i cui azionisti Hutchinson, Evergreen e gruppo Maneschi hanno concordato di mettere in liquidazione lo scorso 12 giugno. Quindi o entro venerdì prossimo i tre liquidatori incaricati, tutti professionisti dello studio Pirola, daranno riscontro sull’eventuale disponibilità della società a restituire volontariamente all’Authority la concessione ricevuta agli inizi degli anni 2000 dell’infrastruttura portuale, oppure verrà intrapresa l’azione revocatoria.
L’attuale presidente dell’Authority, Sergio Prete, il cui mandato è scaduto, ha già incontrato nei giorni scorsi due dei tre liquidatori, i quali però a loro volta attendono direttive dagli azionisti sul caso in questione. La presidenza del Consiglio, attraverso il sottosegretario Claudio De Vincenti, ha detto chiaramente in occasione degli incontri a Palazzo Chigi del 3 e del 17 giugno scorsi, che, Tct a fronte della liquidazione della società e del disimpegno dal porto di Taranto, deve restituire subito la concessione.
Allo stato dei fatti, l’Autorità portuale, in questo momento, ha tutto l’ interesse a concludere il rapporto con TCT senza tralasciare l’ aspetto fondamentale per il Governo, in quanto la cassa integrazione per 540 lavoratori è scaduta il 28 maggio ed attualmente è stata aperta la procedura di mobilità ed evitare possibili (se non certi) strascichi legali-giudiziari in maniera tale che il terminal possa immediatamente essere rimesso sul mercato e quindi affidato ad una nuova società . Anche perché gli investimenti stanno andando avanti: ad esempio sono stati appaltati al Consorzio 4It Construction di Genova altri lavori sulla radice del molo polisettoriale, dove è appunto il terminal, per un importo di poco superiore ai 7 milioni di euro, ed ha aggiudicato al raggruppamento temporaneo di imprese tra Christian Color, Cardinale e Antonacci Termoidraulica i lavori per la costruzione del Centro Servizi Polivalente per usi portuali al Molo San Cataldo, per un importo pari ad oltre 6,6 milioni di euro.
I lavori appaltati dovrebbero concludersi nel giro di un anno e hanno seguito una procedura accelerata. Questo è il terzo intervento messo in cantiere per l’area del terminal dopo banchina e dragaggi dei fondali che sono in corso. Resta al momento da appaltare la diga foranea, per la quale il progetto è in fase di adeguamento alle prescrizioni del Ministero dell’Ambiente. I maggiori oneri derivati dalle prescrizioni ambientali saranno a carico dell’Authority (cioè dello Stato) e non incideranno sul complesso economico dell’opera.
Palazzo Chigi non resta al contrario dell’ Authority tarantina con le mani in mano, e sono stati avviati contatti, attualmente in corso con Msc, Cma Cgm e sembrerebbe anche con un gruppo arabo. Si è però in una fase iniziale e pare improbabile se non impossibile che possa essere effettuato un subentro da parte di una nuova società a TCT, motivazione che al momento è oggetto di approfondimento giuridico.