di ANTONELLO de GENNARO
ROMA – “Direttore Mentana, non spetta a Lei valutare l’opportunità o meno dei contenuti di una comunicazione istituzionale. Il giornalismo serio non limita e non decide cosa un rappresentante delle Istituzioni debba o non debba dire pubblicamente. Il giornalista informa e comunica, magari anche rappresentando il proprio pensiero. Spetta, poi, al cittadino riflettere e crearsi un giudizio il più completo possibile“.
Con queste parole inopportune un magistrato pugliese Francesco Messina originario di Barletta, attualmente giudice per le indagini del Tribunale di Pesaro attacca Enrico Mentana il direttore del TgLa7 per aver bacchettato il premier Conte dopo la conferenza stampa di ieri. Il giornalista ha infatti accusato il presidente del consiglio di “uso personalistico delle reti unificate” per quell’attacco personale a Salvini e alla Meloni, aggiungendo che se l’avesse saputo prima, non avrebbe mandato in onda quella parte della conferenza stampa. Affermazioni queste che secondo il giudice Messina (il quale non ha alcuna competenza territoriale sulla questione n.d.a.) non competono a un giornalista.
Il giudizio sulla opportunità o meno dei contenuti “spetta al cittadino italiano – secondo Messina che lo scrive sulla sua pagina Facebook – al cui servizio qualsiasi canale televisivo di informazione o giornalista dovrebbe attenersi con assoluto scrupolo”. “Ma vi è di più” aggiunge il giudice: “Ieri il Presidente del Consiglio ha dato conto ai cittadini della posizione governativa dell’Italia in ambito internazionale, smentendo affermazioni di altri politici che, se fossero vere, influenzerebbero delicatissime trattative economiche in ambito internazionale, generando sconcerto nell’opinione pubblica. Opinione pubblica che, specie nella situazione gravissima che stiamo vivendo, dovrebbe essere rassicurata, e non indotta emotivamente a perdere fiducia o, peggio, a disprezzare le Istituzioni“.
Poi il giudice Messina contesta a Mentana un suo precedente: “Del resto, mi pare (ma mi corregga se sbaglio) che Lei, in altra e diversa circostanza, ha dato conto televisivamente delle dichiarazioni video Facebook del precedente ministro dell’Interno (Salvini – ndr) il quale contestò la decisione del Gip di Agrigento sulla convalida dell’arresto nel caso “Rackete” e paventò, addirittura, riforme per l’intera magistratura in conseguenza di quella decisione a lui, evidentemente, sgradita“.
Ebbene continua il Gip di Pesaro , “in quella occasione Lei non limitò in alcun modo quell’intervento politico che, è bene precisare, riguardava un provvedimento giurisdizionale, e cioè un atto proveniente da altro potere dello Stato (quella decisione del Gip, peraltro, è stata poi definitivamente confermata dalla Suprema Corte di Cassazione)“. Morale del giudice Messina : “in conclusione: il giornalismo serio non limita e non decide cosa un rappresentante delle Istituzioni debba o non debba dire pubblicamente. Il giornalista informa e comunica, magari anche rappresentando il proprio pensiero. Spetta, poi, al cittadino riflettere e crearsi un giudizio il più completo possibile“.
Quella che nessuno si è accorto è che il giudice Messina è il fratello del senatore Assuntela Messina, una docente scolastica, presidente regionale del PD in Puglia. Cioè del partito principale alleato del M5S che sostiene il governo guidato dal premier Conte. Ma guarda un pò che combinazione !
Possibile che nessuno abbia spiegato al giudice Messina l’esistenza dell’ articolo 21 della Costituzione ? E poi l’ ANM, l’ associazione nazionale dei magistrati parla di indipendenza della magistratura dalla politica. Salvo attaccarla quando fa più comodo.
Ma gli italiani ed i giornalisti dotati di buona memoria non hanno dimenticato il marciume dietro le quinte del Csm, dell’ Anm, venuto alla luce con la nota vicenda nota a tutti come il “caso Palamara”. Anche in quel caso guarda caso i politici coinvolti (Luca Lotti e Cosimo Ferri) erano entrambi del Partito Democratico. Solo coincidenze…???