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23 Dicembre 2024 03:59

Continuano i miracoli dei soccorritori. Trovate vive 10 persone sotto la valanga, salvati tutti e 4 i bambini : erano sotto la neve da oltre 42 ore

Portati in salvo la moglie e i due figli di Giampiero Parete, più altri due bambini: Edoardo di Carlo, 10 anni, di Loreto Aprutino, e Samuel Di Michelangelo, 7 anni, di Osimo ma i loro genitori ancora sotto le macerie. Identificate due vittime. Una ventina i dispersi

Oltre alle sei persone trovate vive sotto  le macerie dell’ Hotel Rigopiano di Farindola,  42 ore dopo dopo la che ha distrutto l’albergo ci sono altri superstiti, in totali dieci i sopravvissuti. Gli uomini del soccorso li hanno rintracciati sotto un solaio nella zona delle cucine . In serata i vigili del fuoco hanno estratto vivi tre bambini, che si aggiungono alla moglie e al figlio di Giampiero Parete, il primo superstite della slavina. La signora Parete salvata in mattinata ha indirizzato i soccorritori “Andate da mia figlia è nella stanza accanto” che ora stanno cercando di trovare e portare in salvo anche la bambina. La madre ed il figlio sono stati trasportati in ambulanza all’ospedale di Pescara, dove hanno potuto riabbracciare Parete. La mamma e figlio stanno bene e, dopo essere stati stabilizzati, sono in osservazione, fa sapere il direttore sanitario aziendale della Asl di Pescara, Valterio Fortunato.

Ci sarebbe anche un altro bambino trovato vivo.  Edoardo, il figlio di Sebastiano Di Carlo e della moglie Nadia, di Loreto Aprutino (Pescara). A renderlo noto è stata la zia del piccolo, Simona Di Carlo: “E’ un miracolo hanno trovato mio nipote Edoardo. E’  una situazione stupenda e indescrivibile, fatemi arrivare da lui”.

Luca Cari, responsabile della comunicazione in emergenza dei Vigili del Fuoco ha spiegato che  “Con i quattro ancora da recuperare ,  siamo in contatto vocale con loro . Sono all’interno di un vano, non facile da raggiungere”.
Il gruppo di persone rintracciato si trova nella zona ricreativa dell’albergo, dove prima c’erano il bar e la sala biliardo.
Il primo contatto con il gruppo dei superstiti è avvenuto introno alle 11:15 grazie alle unità cinofile, che li hanno individuati. Dall’esterno, infatti, non si sentivano voci: la struttura li ha protetti ma non consentiva di poter comunicare con l’esterno, anche a causa della neve che assorbe i suoni. “E’ stato bellissimo, non credevano ai loro occhi e ci abbracciavano”, ha raccontato il soccorritore che però avverte: “Più di tanto non si può andare avanti perché c’è il rischio che parti della struttura possano crollare“. E con l’aumento delle temperature ha spiegato Bini  “aumenta il rischio di nuove slavine, un rischio particolarmente elevato nell’area dietro l’albergo che rimane molto pericolosa“.
Giuseppe Romano, direttore emergenze dei Vigili del Fuoco fa chiarezza sul bilancio dei superstiti individuati, vista la ridda di cifre che si diffondono in queste ore: “Ci sono molte persone che lavorano di varie organizzazioni ed è importante che a parlare sia una sola fonte“. Dei sopravvissuti, spiega, “conosciamo solo i nomi di battesimo perché è necessario che la comunicazione con i Vigili del fuoco avvenga con la massima serenità. Stiamo parlando di persone che stanno sotto le macerie, sepolte sotto due metri di neve”.

LE OPERAZIONI DI SOCCORSO

Le operazioni sono coordinate dalla centrale di protezione civile allestita nel palazzetto dello sport di Penne, una sorta di quartier generale. Sono oltre 200, tra vigili del fuoco, soccorso alpino, Guardia di finanza, Carabinieri e Polizia di Stato, le persone impegnate nelle ricerche. L’attivazione di torri faro ha consentito di lavorare anche nelle ore notturne appena trascorse.

Si opera e lavora senza soste con squadre di 30 persone per volta che si alternano in un lavoro sul posto molto delicato e condotto con estrema attenzione, scavando anche a mano tra la neve ammassata, per evitare ulteriori crolli di parti dell’hotel già collassate e di mettere a rischio gli stessi soccorritori o sopravvissuti rimasti intrappolati.

Le reazioni dei primi salvati sono stati un mix di incredulità e gioia. “Appena ci hanno visto erano felicissimi e non sono riusciti a parlare. Dagli occhi si capiva che erano sconvolti positivamente per averci visto“, ha raccontato Marco Bini vice brigadiere del soccorso alpino della Guardia di finanza . Secondo i medici l’abbigliamento pesante e l’essere  restati in ambienti chiusi sono state le condizioni che hanno consentito ai sopravvissuti dii resistere per due giorni senza raffreddarsi troppo .

L’ultimo bimbo estratto vivo è Samuel, 7 anni, figlio di Domenico Di Michelangelo, 41 anni, di Chieti, poliziotto in servizio a Osimo (Ancona) e di Marina Serraiocco, 37 anni, di Popoli. I tre bambini sono stati trasportati all’ospedale di Pescara a bordo di un elicottero partito da Penne e sono in discrete condizioni. “Cosa è successo? Quanto tempo è passato? Stavo giocando a biliardo“: queste le prime parole pronunciate dal piccolo Edoardo Di Carlo mentre, sulla barella, parlava ai soccorritori come  ha raccontato Lorenzo Gagliardi il maresciallo del soccorso alpino della Guardia di Finanza

In serata la Protezione civile pressata dai familiari ha reso loro noto insieme ai giornalisti, i nomi delle cinque persone che restano ancora da salvare: si tratta di Vincenzo Forti, Giorgia Galassi, Francesca Bronzi, Giampaolo Matrone e Sebastiano Di Carlo. I soccorritori sono in contatto con le persone che si trovano nella zona ricreativa dell’albergo, dove c’erano il bar e la sala biliardo ma sono bloccati sotto le macerie. “Siamo in contatto vocale con le persone ancora da recuperare – ha spiegato Luca Cari, responsabile della comunicazione in emergenza dei vigili del fuoco – . Sono all’interno di un vano, non facile da raggiungere“. I vigili del fuoco stanno utilizzando con l’ausilio delle sofisticate strumentazioni della Guardia di Finanza  in grado di localizzare i cellulari dei dispersi con un elevato livello di precisione, vicino ad un massimo di un metro di distanza.

Le ricerche procedono con la speranza di portare in salvo ancora qualcuno, con l’aiuto dei cani, ma in condizioni estreme, per il timore di crolli o di nuove slavine: “Speranza ne abbiamo sempre avuta – ha detto Titti Postiglione, direttrice dell’Ufficio emergenze della Protezione Civile – è la speranza che però in ogni attività di soccorso si affievolisce man mano che passa il tempo”. Fra i soccorritori  c’è lo zio di Fabio Salzetta, il manutentore dell’hotel che si è salvato dalla slavina rifugiandosi in auto insieme a Giampiero Parente, ricoverato all’ospedale di Pescara . Adesso Salzetta è tornato lassù, nel resort immerso nella neve e nelle macerie, e sta dando una mano ai soccorritori. “È voluto tornare subito, già ieri sera ha chiesto di essere portato lì. Sta indicando ai soccorritori dove possono essersi rifugiate le persone“, racconta ancora lo zio, che vorrebbe anche lui raggiungere Rigopiano per dare una mano, ma la strada è sbarrata dai carabinieri, che danno priorità ai mezzi di soccorso.

Fabio Salzetta era il tuttofare dell’albergo, deve la vita al cemento armato del locale caldaia. Conosce benissimo il resort, sa quindi dove le persone possono aver trovato riparo dopo la slavina. Così come – raccontano i soccorritori – sono stati gli stessi superstiti, mamma e figlio tirati fuori dalle macerie, a dare indicazioni per raggiungere gli altri.

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