di Antonello de Gennaro
Quando circa 35 anni fa appena diventato neo-giornalista professionista mi trasferii a Roma per intraprendere la mia carriera, venni trasferito d’ufficio all’ Ordine dei Giornalisti del Lazio (per competenza territoriale) dall’ Ordine dei Giornalisti di Puglia che era presieduto all’epoca dei fatti da Oronzo Valentini, il migliore direttore che La Gazzetta del Mezzogiorno, che per me era “zio Nino” essendo egli uno dei più cari amici di mio padre, ed insieme al compianto Mario Gismondi l’artefice ( o responsabile…a seconda dei punti di vista !) del mio ingresso in questa professione.
Il primo collega, ma sopratutto “amico” che conobbi mettendo piede nel suo ufficio al secondo piano di piazza della Torretta nella sede dell’ Ordine dei Giornalisti del Lazio, e che mi è stato sempre accanto prodigo di consigli, è stato Gino Falleri, vicepresidente del Consiglio dell’Ordine dei Giornalisti del Lazio che ricopriva la sua carica dal 1964. E dove rimasto al suo posto fino all’ultimo. Aveva 92 anni. Nei giorni scorsi, i colleghi dell’ Ordine e della stampa romana lo hanno ricordato, ricordando la sua lunga carriera. Io invece mentre scrivo, con le lacrime che mi scendono sul volto, voglio ricordarne sopratutto la sua umanità, il suo sapere esserti “amico” ancor prima che “collega”. Il suo sorriso dolce e buono.
E’ vero quanto ha scritto qualcuno: Gino aveva nel sangue il sacro fuoco della professione. Ha sempre ricoperto il suo ruolo con umiltà, umanità e sopratutto rispetto per tutti. Anche per l’ultimo iscritto all’ Ordine a cui non faceva mancare consigli e suggerimenti di comportamento deontologico . La porta del suo ufficio al contrario di qualcun altro, era sempre aperta, come era sempre aperto lui, al dialogo, allo scambio di idee, al confronto costruttivo. Gino Falleri era un vero “uomo” ancor prima di essere un collega. Un uomo vero, e sopratutto una persona che conosceva, amava e rispettava le Leggi dello Stato e le regole deontologiche della nostra professione molto spesso calpestate ed ignorate da molti troppi giornalisti .
Non potrò mai dimenticare le risate che abbiamo condiviso, i suoi occhi, il suo sorriso e sopratutto la sua “vera” amicizia che è durata per 35 anni. E che nel mio cuore non finirà mai. Qualche giorno prima che si spegnesse, era passato a trovarlo all’ Ordine, ma gli occhi e le parole degli impiegati e funzionari mi avevano fatto capire che Gino stava veramente male. Sono partito da Roma con un brutto presentimento, e cioè quello di non rivederlo, e di poter far conoscere il mio amato labrador, al labrador di suo figlio Roberto, come ci eravamo ripromessi di fare.
Mi consola la consapevolezza di aver avuto l’onore di poter essere suo “amico” e di poter godere della sua stima ed amicizia che mi ha ripetutamente manifestato, anche nei momenti più delicati della mia vita professionale. E gli amici, quelli veri, si riconoscono nei momenti difficili. Ciao Gino, ora che sei volato lassù in cielo, potrai finalmente riposare in pace, ed un giorno spero di rivederti e poter continuare a ridere insieme. Mi mancherai.
La redazione, i collaboratori del nostro giornale si stringono alla moglie, signora Rossana ed a suo figlio Roberto. Il loro dolore è anche il nostro.