Per il ministro Adolfo Urso il tavolo sull’ex Ilva convocato al ministero delle Imprese e del made in Italy, a Roma con la partecipazione di Invitalia, Arcelor Mittal, presidenti di Regione, sindaci dei territori coinvolti e organizzazioni sindacali “può rappresentare un buon inizio perché questo tavolo che sarà permanente e continuativo accompagnerà il percorso di rilancio industriale e di riconversione ambientale di tutto il sito siderurgico, con gli stabilimenti connessi, anche quelli presenti in altre regioni, e con la finalità anche, ma non solo, di siglare un accordo di programma per la reindustrializzazione dell’area di Taranto con la portualità, la logistica, altri insediamenti industriali“.
Urso ha spiegato che nelle scelte industriali di Acciaierie d’Italia, il Governo desidera un clima di partecipazione con tutti gli attori, inclusi i sindacati. Il confronto con gli stakeholders è aperto, avrebbe affermato il ministro, per l’attuazione di un programma per il rilancio green del polo industriale e del porto di Taranto. “Ci sarà un percorso parlamentare e siamo disponibili ad ascoltare richieste di miglioramento. Il prossimo tavolo è convocato tra un mese per ascoltare il Parlamento così formeremo l’accordo di programma” ha aggiunto Urso.
Per il ministro Urso il confronto sull’ex Ilva può rappresentare un buon inizio “Inizia un percorso comune per la siderurgia e per Taranto muovendosi nella stessa direzione come «sistema Italia» perché questo tavolo che sarà permanente e continuativo accompagnerà il percorso di rilancio industriale e di riconversione ambientale di tutto il sito siderurgico, con gli stabilimenti connessi, anche quelli presenti in altre regioni, e con la finalità anche, ma non solo, di siglare un accordo di programma per la reindustrializzazione dell’area di Taranto con la portualità, la logistica, altri insediamenti industriali“.
Il presidente di Acciaierie d’Italia, Franco Bernabè, ha comunicato le cifre del costo dell’energia per l’ex Ilva, a causa della crisi energetica internazionale a seguito della guerra fra Ucraina e Russia, è balzato da 200 milioni a 1,2 miliardi. Bernabè ha anche spiegato che AdI è al lavoro con Dri Italia, società di Invitalia, per l’uso del preridotto di ferro nella produzione di acciaio ai fini della decarbonizzazione. “Credo che questo tavolo, che sarà un tavolo permanente, accompagnerà un percorso comune di rilancio industriale. Un programma per il rilancio industriale di Taranto. Convergenza importante tra i rappresentanti della Regione Liguria e Puglia“.
L ’amministratore delegato di Acciaierie d’Italia, Lucia Morselli, presente al Mimit al tavolo sulla crisi dell”ex Ilva secondo fonti di persone presenti al tavolo ha affermato che “il rafforzamento patrimoniale di 750 milioni ci consente di accedere ai mercati delle materie prime e delle risorse finanziare con uno standing diverso, uno standing in linea con lo status di sito strategico nazionale. A inizio agosto scorso il Ministro Giorgetti ha riconosciuto che l’azienda era finanziariamente fragile. Grazie al Ministro Urso oggi arriviamo alla fine dell’uscita dalla condizione di fragilità”.
“Noi abbiamo un ciclo di cassa di sei mesi” – ha aggiunto l’ ad di Acciaierie d’ Italia – “e prima di incassare passano sei mesi e noi dobbiamo solo pagare in quel mentre. Adesso possiamo accedere ai mercati finanziari, servirebbero due miliardi di circolante in un mondo ideale, ma possiamo farcela. I soci quest’anno hanno indicato un obiettivo di 4 milioni di tonnellate nel 2023 e di 5 milioni nel 2024. Le ambizioni del management sono superiori, e tutto dipenderà da quanto sapremo essere capaci di ottimizzare e gestire le risorse finanziarie“.
La Morselli ha sostenuto nel corso del suo intervento che “l’anno che ci siamo appena lasciati alle spalle è stato un anno complicato a causa dell’impatto sul costo energia e anche sul reperimento delle materie prime che è stato molto elevato. Per trovare le materie prime c’è stata grossa competizione ed i prezzi sono cresciuti a dismisura“. Tutto questo secondo la manager ha determinato che “il risultato è stato una forte riduzione del margine di contribuzione. Il Cda ha però scelto di non penalizzare la produzione, cercare di mantenere due altoforni in produzione e un livello produttivo decoroso“.
” In realtà si sarebbe dovuto spegnere un altoforno. E’ stato ridotto Il risultato produttivo, ma abbiamo tenuto in piedi l’azienda. Il calo del prezzo del gas, che comunque è alto ma è calato, ci fa pensare che possiamo adesso recuperare il tempo perduto” – ha aggiunto la Morselli la quale ricordando a fine agosto scade l”Aia (Autorizzazione integrata ambientale n.d.r. ) ha anticipato che “noi faremo richiesta di proroga” nella consapevolezza che “la proroga non credo arriverà in fretta ma voglio rassicurare che tutti i nostri limiti emissivi sono sempre stati rispettati, come è ben noto al Ministero dell’Ambiente”.
L’ Ad di Acciaierie d’Italia Lucia Morselli ha anticipato che “uno degli investimenti che faremo e inizieremo quest’anno è il rifacimento dell’ AFO ( Altoforno n.d.r.) 5” sostenendo che “è necessario rifarlo in quanto per arrivare alla conclusione del piano illustrato dal presidente Bernabè serve continuare a produrre e se AFO4 è a posto, appena rifatto, AFO2 è in condizioni più delicate” aggiungendo che “un altro investimento è sulla centrale elettrica, che dovrà garantire molta energia“.
La dirigenza di Arpa Puglia aveva chiesto ai commissari dell’ex Ilva in A.S. di intervenire per ridurre le emissioni di benzene, ma Acciaierie d’Italia smentendo l’emergenza in risposta ha rimpallato le responsabilità all’impianto di raffineria dell’Eni. “In merito alla lettera che Acciaierie d’Italia avrebbe inviato ad Arpa Puglia, Eni ritiene inaccettabili le accuse avanzate nei confronti della Raffineria di Taranto, che viene esercìtata nel rispetto della normativa e delle autorizzazioni ambientali vigenti. Si evidenzia peraltro che la Raffineria è soggetta al costante monitoraggio da parte degli enti preposti, che non hanno rilevato anomalie in merito”.
La Morselli ha reso noto anche che “su nostra proposta, i soci hanno concordato quattro investimenti in direzione territoriale, fuori dal sedime dell’acciaieria. Sono investimenti necessari, perché altrimenti siamo una cattedrale nel deserto e le cattedrali nel deserto muoiono. Il primo investimento è relativo a un rigassificatore, per il quale abbiamo iniziato a lavorare e siamo anzi già a un terzo dei lavori in collaborazione con operatori internazionali e con il Porto di Taranto. Per il prossimo anno termico contiamo quindi di avere accesso diretto ai produttori di gas”.
Il secondo investimento – ha continuato – “è nell’economia circolare: con la loppa che è un sottoprodotto di altoforno, pregiatissimo però per i cementifici. Quindi ci impegneremo per far ripartire il cementificio che abbiamo, collegato allo stabilimento, è un’opportunità visto il fabbisogno di cemento che potrà essere utile anche per la ricostruzione dell’Est“. La terza operazione è “un accordo con Falck Renewables: noi diamo loro l’acciaio e loro daranno a noi energia rinnovabile“. L’ultimo e quarto investimento concordato è sull’acqua. “Ce ne serve molta – ha spiegato l’ Ad Lucia Morselli – e ci attrezzeremo per dissalare, risparmiando l’acqua dei fiumi della zona. Non sarà sulla terraferma ma off-shore, così sarà meno ambientalmente d’impatto“. L’amministratore delegato ha anche dichiarato che Acciaierie d’Italia sta “già usando plastica negli altiforni. Quindi siamo una sorta di termovalorizzatore per la regione Puglia”.