(Agenzia|ADGNEWS24) Si è svolto nel pomeriggio di ieri a Palazzo Chigi una riunione convocata dal presidente del consiglio Matteo Renzi sull’ ILVA . Alla riunione hanno partecipato lo stesso premier, il ministro dello Sviluppo economico Federica Guidi il sottosegretario alla presidenza del commissario Graziano Delrio ed il commissario straordinario Piero Gnudi . Al centro del colloquio le decisioni e strategie del governo per risanare e tutelare l’industria siderurgica nazionale e il rilancio del colosso siderurgico ILVA in grave crisi gestionale e finanziaria. Uscendo dalla riunione a Palazzo Chigi Piero Gnudi commissario dell’ILVA ha dichiarato “Abbiamo fatto una ricognizione della situazione del gruppo ILVA e valutata la possibilità di un intervento pubblico”. Il ministro dello Sviluppo economico, Federica Guidi, al termine della trattativa ha dichiarato che “sono state valutate tutte le possibili opzioni per poter garantire tutti i posti di lavoro e la capacità produttiva dell’azienda perché la siderurgia è importantissima e faremo di tutto per difenderla” ed ha anche spiegato che “con Mittal stiamo ancora trattando ma ci sono anche altri investitori privati interessati».
Il premier Matteo Renzi, rispondendo al suo primo question-time (un’ interrogazione in aula) a Montecitorio da quando è alla presidenza del Consiglio , ha fatto espresso riferimento a dei possibili interventi statali sul piano dell’industria siderurgica con particolare riferimento all’ILVA, ricordando “la centralità dell’impresa siderurgica” strettamente collegata alla necessità di un rilancio basato su un «piano strategico» ed ha annunciato che, per la vicenda ILVA, il Governo valuta «la possibilità per un certo periodo di tempo, di un intervento pubblico che affronti la questione ambientale e che consenta poi di tornare al mercato».
Renzi ha ribadito che «È del tutto evidente che in un piano industriale dei prossimi anni dobbiamo affrontare le partite senza uno sguardo ideologico ecco perché sulla vicenda di Taranto e di ILVA abbiamo preso in considerazione tutti i tipi di soluzione, dalla possibilità di investimenti privati nazionali e internazionali, ma anche un intervento pubblico che consenta di affrontare le questioni ambientali e poi di tornare sul mercato per essere nuovamente leader in Europa»
Persino il segretario della Fiom, Maurizio Landini, secondo il quale un’intervento statale può rivelarsi una scelta positiva solo se improntata al futuro, si è dimostrato ed espresso cautamente favorevole. La questione in realtà è particolarmente delicata, a suo avviso, per due motivi: “Un assetto proprietario privato che non ha funzionato, ma ha creato dei problemi e il fatto che non possiamo ripetere l’esperienza Alitalia“. Elementi questi che, a suo parere, il Governo deve analizzare a fondo, e deve prendere spunto dai quali per non ricadere negli errori del passato. Il vero timore del rappresentante delle tute blu della Cgil è in ogni caso, in realtà, quello di una svendita, del colosso dell’acciaio tarantino magari all’estero: “Non possiamo pensare di scaricare sulla collettività i debiti di una situazione o di vendere al primo gruppo straniero, di fatto regalando l’azienda. In questo senso – ha aggiunto Landini – io penso che un intervento pubblico significhi avere manager seri, fare investimenti, recuperare soldi portati all’estero e determinare le condizioni di un accordo internazionale che non sia una svendita”.
Giorgio Squinzi il Presidente della CONFINDUSTRIA in un’intervista rilasciata al settimanale Panorama, ha sbarrato la strada ad eventuali agevolazioni per il suo predecessore Emma Marcegaglia (in cordata con Accor Mittal) sostenendo che “della presenza diretta dello Stato nell’economia del Paese. Oltre alle regole del mercato, è proprio il concetto in sé che non appartiene agli industriali. L’assistenzialismo di Stato non deve più ingrassare le imprese. Con la stessa franchezza dico però che i poteri dello Stato non devono neppure mettere i bastoni tra le ruote delle imprese. Mi riferisco a quanto è accaduto a Taranto”. Secondo il numero uno degli industriali italiani “dobbiamo considerare che, al di là della proprietà e delle sue eventuali responsabilità penali, l ’ILVA è un gruppo industriale di rilevanza strategica per il nostro Paese. Se chiudesse, usciremmo da un altro settore, la siderurgia, dove deteniamo importanti quote di mercato e che è essenziale per numerose produzioni industriali italiane: vorrebbe dire perdita di Pil e di altre migliaia di posti di lavoro”.
Nel frattempo però, le segreterie tarantine di Fim, Fiom e Uilm di Taranto hanno proclamato uno stato di agitazione per lo stabilimento siderurgico tarantino. A renderlo noto sono gli stesi sindacati con un comunicato congiunto, ritenendo inoltre «non più rinviabile una giornata di mobilitazione generale, anche a carattere nazionale, nei confronti del Governo, che coinvolga tutti gli stabilimenti del gruppo». Al Governo si chiede di convocare subito un incontro e all’ ILVA di pagare le prossime spettanze, compreso il “premio di risultato“. Quello che stupisce è che non si capisce cosa vogliano realmente i sindacati. Risanare l’ambiente dell’azienda per i lavoratori ed i cittadini di Taranto ? Non far perdere il posto di lavoro ai dipendenti dell’ ILVA e dell’indotto ? O come sempre bussare a “soldi”, attività in cui da sempre i sindacalisti eccellono !!! In questa maniera secondo noi in realtà non si aiuta un Governo ed un Commissario a trovare una soluzione ed a trattare su posizioni di forza con dei potenziali compratori. Ma questo i sindacati lo sanno molto bene, solo che, secondo noi, fanno finta di non capirlo….