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22 Dicembre 2024 18:56

«Vi spiego come funzionava Tangentopoli»

A 25 anni dall’inchiesta “Mani pulite” pubblichiamo il Memoriale scritto dall’ex premier e segretario socialista prima di morire. Un testo in cui descrive i meccanismi del finanziamento illegale della politica e la differenza tra finanziamento illegale e corruzione

di Bettino Craxi

In Italia, il finanziamento illegale della politica non è di certo un fenomeno nato e vissuto solo negli anni ’ 80 e seguenti. Eppure c’è chi, a digiuno di storia e navigando nella mistificazione, ne parla come se di questo si sia trattato. Tutto al contrario questo fenomeno accompagna addirittura la storia nazionale, almeno dall’unità d’Italia in poi.

I mezzi finanziari per sostenere le attività politiche, le loro strutture permanenti di sostegno, le campagne di propaganda e le campagne elettorali sono sempre stati ricercati e trovati seguendo sentieri che molto spesso sono andati ben al di là delle regole e dei confini della normalità, della trasparenza e della legalità.

Senza scavare in mezzo agli innumerevoli episodi di tempi ormai molto lontani, attraverso il corso della storia italiana prima dello Stato unitario, monarchico, liberale e poi fascista ma limitandoci solo a considerare la vita della Repubblica democratica si può senz’altro dire che sin dalle sue origini e cioè sin dal decorrere del dopoguerra, il finanziamento della politica, tanto nei suoi aspetti interni che in quelli internazionali, ha presentato molti lati oscuri, a tutt’oggi pe-raltro non tutti chiariti o chiariti solo in parte.

All’interno di un fenomeno così diffuso non sono poi naturalmente mancati, nelle varie epoche, episodi molteplici di corruzione, di degenerazione e di malcostume. Era una materia per la quale il concetto di controllo era sempre molto discutibile, la segretezza delle operazioni aveva un suo ruolo così come lo aveva la delicatezza delle implicazioni politiche.

I Partiti, le correnti organizzate dei partiti, i clan politici, i singoli esponenti della classe politica, nello scorrere della vita democratica, delle sue contrapposizioni, delle sue alleanze e dei suoi contrasti, si sono comunque sempre alimentati finanziariamente nelle forme più diverse, unendo insieme entrate dichiarate e rese pubbliche ad entrate invece molto più spesso non dichiarate e quindi rimaste sostanzialmente nell’ombra, ignorate persino dai membri stessi delle singole organizzazioni.

La storia della democrazia repubblicana potrebbe così essere letta anche attraverso la complessa storia del finanziamento dei soggetti politici che hanno esercitato in essa un ruolo preminente e significativo, partecipando e determinando lo svolgimento e la dialettica propria della vita democratica.

Intendiamo riferirci in questo modo soprattutto a sistemi e fonti di finanziamento attorno alle quali si sono mosse le influenze di potere, l’azione dei gruppi economici pubblici e privati e delle organizzazioni sociali, le relazioni, le influenze, le solidarietà e i commerci, con connessioni o meno, a seconda dei casi, con attività di carattere spionistico, eversivo, illegale, internazionali. Anche la corruzione nella Pubblica Amministrazione e la corruzione aziendale non sono di certo caratteristiche specifiche e nuove nate negli anni ’ 80.

Si tratta di fenomeni, tanto il primo che il secondo, che hanno come è noto radici antiche anzi antichissime.

Esse giungono attraverso vie secolari sino alla moderna società industriale dove hanno avuto una loro diffusione con tratti particolari ma comunque sempre assai ben individuabili. Esse hanno trovato e trovano i loro collegamenti con il finanziamento illegale della politica, senza tuttavia necessariamente identificarsi con esso, trattandosi di fenomeni di portata ben più generale, con responsabilità ed interessi propri e diretti di classi burocratiche, manageriali, imprenditoriali, professionali oltreché naturalmente di soggetti individuali della politica e dell’amministrazione.

Di finanziamenti non dichiarati e quindi, dopo l’entrata in vigore di apposite leggi, che regolavano la materia, di finanziamenti illegali, hanno certamente beneficiato sistematicamente tutti i partiti democratici nessuno escluso. Se vi sono delle eccezioni, come da qualche parte si afferma, si tratta di formazioni minori di cui tuttavia non risulta che nessuno mai abbia effettuato controlli sui bilanci, le entrate, le spese.

Di finanziamenti non dichiarati ha certamente beneficiato gran parte della classe politica, ivi compresi quindi buona parte di coloro che, in questi anni, si sono messi le maschere e i panni del moralizzatore.

Ce ne è in circolazione un numero notevole a rendere ancor più falsa e paradossale l’attuale situazione.

Vi sono alcuni tra questi che lo hanno fatto sino a quando non sono stati smascherati. Altri lo continuano a fare, sino a quando, nonostante tutte le protezioni, non finiranno con il subire la stessa sorte di altri, come è possibile e naturalmente auspicabile che avvenga, anche se ormai tanto materiale è finito in cavalleria e per riesumarlo occorrerebbero ricerche molte impegnate.

Gli uni e gli altri, Partiti e classe politica, fronteggiavano un bagaglio di spese, che, a parte possibili ma abbastanza poche eccezioni di soggetti ad alto reddito personale, che meriterebbero di essere elencati, non potevano essere affrontate se non con il ricorso ad entrate di tipo straordinario.

Questa linea di condotta era propria di tutti i maggiori Partiti del Paese, sia che si trattasse di Partiti di governo che di Partiti di opposizione. Tutti si avvalevano, naturalmente in misura diversa, di strutture burocratiche diversificate, di reti associative, di scopo che esercitavano un’azione permanente di sostegno, di reti di informazione fondata su quotidiani e periodici, di canali radiofonici e televisivi, di attività editoriali, di centri- studi, di scuole di formazione politica.

Altre iniziative di rilievo finanziario riguardavano acquisizioni immobiliari per sedi e luoghi di incontro, circoli e quant’altro si proponeva come utile e necessario per favorire ed incrementare la vita associativa e per moltiplicare le iniziative di incontro, i dibattiti, le manifestazioni.

I Partiti minori, in forma minore, con esigenze minori, partecipavano tuttavia anch’essi alla ricerca possibile dei mezzi finanziari di cui avevano bisogno. Operavano naturalmente con strutture ridotte, apparati più piccoli, esigenze finanziarie di spesa non paragonabili quindi a quelle dei grandi partiti.

E tuttavia, anche quasi tutti i Partiti minori, come appare documentato, contavano su quotidiani, periodici, case editrici, sedi in gran parte dei comuni del paese, e, nell’insieme, affrontavano le campagne elettorali gareggiando spesso per l’ampiezza delle risorse impegnate con la propaganda dei Partiti maggiori e campagne elettorali personali assolutamente competitive per i mezzi di propaganda impegnati. Non sarebbe difficile per questo fare qualche esempio perfettamente documentabile. Piccolo partito, grande candidato, grande campagna elettorale. Per tutti, l’asprezza della lotta politica, l’urto frontale che contrapponeva le forze tra loro, la concorrenza e la contrapposizione sovente esasperata, la lotta tra i candidati per conquistare la elezione, l’organizzazione della raccolta delle preferenze per i singoli, per i clan, le correnti, e le cordate, finivano con il giustificare agli occhi dei responsabili politici, nell’ottica dello scontro e della rivalità, e nella prospettiva del successo o della sconfitta, la ricerca talvolta anche la più spregiudicata dei mezzi finanziari. E, talvolta, così come era spregiudicata la raccolta egualmente ne era spregiudicato l’utilizzo.

I Partiti in ogni caso non hanno mai vissuto dei soli mezzi derivanti dalle quote associative e dalle sottoscrizioni così come essi venivano dichiarando ufficialmente.

Il sistema era ben più complesso, articolato e spesso incontrollato e talvolta anche assai contorto e tutti i dirigenti ne erano perfettamente consapevoli. Alla entrate ordinarie e dichiarate si aggiungeva così una parte cospicua costituita da forme di finanziamento non dichiarato proveniente dalle fonti più varie e disparate, ed anche quindi con caratteristiche di provenienza illegittima e comunque in violazioni di leggi dello Stato ed in primo luogo della legge sul finanziamento dei partiti.

L’industria di Stato, l’industria privata, i gruppi economici e finanziari, il movimento cooperativo, le associazioni che univano grandi categorie della produzione, della distribuzione e dei servizi, singoli, gruppi e società hanno tutti nell’insieme concorso al finanziamento della politica, e del personale politico, ed a seconda dei casi, in forma stabile, in forma periodica, in occasioni di campagne elettorali in modo diretto ed in modo indiretto.

Le loro decisioni si diversificavano per l’entità delle contribuzioni e per la loro destinazione a seconda delle loro differenti opzioni politiche, delle loro convenienze, delle loro preferenze personali.

È così capitato che il movimento cooperativo rosso per esempio sia diventato uno dei principali agenti organizzatori e trasmettitori di finanziamenti in forma regolare e costante al Pci. Ciò avveniva soprattutto in certe regioni ma anche su scala nazionale, tanto al Nord che al Centro che al Sud. Il Psi partecipava a questa forma di finanziamento ricevendone vantaggi ma con caratteri e con un ruolo tuttavia assolutamente minore. Tutto questo sistema può naturalmente essere rivisitato e ricostruito, perlomeno nelle sue grandi linee, percorrendo le epoche diverse che sono state attraversate, e analizzando tutti gli aspetti vari, particolari e specifici su cui esso si era venuto strutturando.

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