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“Trasparenza e onestà”, era lo slogan di Virginia Raggi durante le “comunarie” per ottenere la candidatura dei grillini. “Trasparenza, trasparenza“, la parola d’ordine ripetuta all’infinito agli elettori per distinguersi dalle ombre e dalle bugie della vecchia politica infettata dalla suburra romana.
Il fatto è grave, non solo per l’indagine penale (siamo garantisti e speriamo che la Muraro possa dimostrare di essere totalmente estranea alle accuse). Ma soprattutto perché la vicenda odierna ha dimostrato che la Raggi ha mentito alla stampa e ai cittadini romani.
Mentito sapendo di mentire: il 29 luglio, quando era consapevole già da 10 giorni dell’apertura del fascicolo sulla sua collaboratrice di punta, ha infatti detto: “Paola Muraro indagata? Non vorrei rispondere su supposizioni. Quando ci sarà qualcosa da dichiarare lo dichiareremo“. Nessuna “supposizione“: la sindaca era tra le pochissime persone a conoscere l’esistenza dell’indagine, ma ha preferito sviare.
Una settimana dopo, il 5 agosto, alla domanda di un cronista che gli chiedeva cosa avrebbero fatto i Cinque Stelle “nel caso Muraro fosse indagata” il capogruppo grillino in Campidoglio Paolo Ferrara ha ribadito con sprezzo e ironia: “Se fosse, se fosse“. Qui andiamo avanti con i “se fosse”. Vediamo giorno per giorno, Roma ha bisogno di lavorare. Poi vedremo che succederà, ma non credo che questa cosa accadrà”.
Se è possibile che Ferrara non fosse al corrente dell’indagine perché anche lui come noi tenuto all’oscuro della faccenda, la Raggi smentisce l’esistenza di un avviso di garanzia anche il 10 agosto: “L’eventualità di un avviso di garanzia per Muraro è un’ipotesi al momento irreale. Se si dovesse verificare valuteremo”. Una bugiarda impenitente, la neosindaca di Roma.
Che persino stamattina (ieri n.d.r. CdG ) , in un’intervista al “Corriere della Sera”, ha confermato che l’assessore Muraro “mi ha garantito che non le è arrivato neanche un avviso di garanzia“. Mentire è un peccato. Per i politici è un peccato grave. Ma per i politici che predicano trasparenza assoluta, rischia di essere un peccato capitale.
*commento tratto dal settimanale L’ESPRESSO