di Antonello de Gennaro
Questa mattina l’amico ed ottimo collega Carlo Bonini, inviato del quotidiano La Repubblica scrive che “Non è dato sapere quanti cittadini romani e quanti italiani in genere siano nella struggente condizione di Virginia Raggi, beneficiari dunque di una polizza sulla vita di un amico, un familiare, un fidanzato o fidanzata, a loro insaputa. Né quanti uomini dal cuore grande in quella di Salvatore Romeo, pronto a dividere denari di ignota origine con amici e fidanzate, e a sua insaputa, naturalmente non certo per questo, beneficiati da un invidiabile e fiabesco lieto fine per cui quell’atto di silenziosa generosità viene compensato con uno stipendio quintuplicato e la consegna delle chiavi del Potere in Campidoglio“. Come non essere d’accordo con lui ?
Quel che al contrario resterà indimenticabile, è il cabaret notturno della Raggi , la quale dopo la mezzanotte, al termine dell’interrogatorio, di fronte alla porta carraia della Direzione Centrale Anticrimine, la sindaca con il suo patetico sorriso da fatina, ha pensato di poter mandare a nanna i cittadini della Capitale che amministra (o meglio che dovrebbe amministrare) – che è la Capitale del Paese – e tutto il resto di Italia che la guarda.
A sentire la dichiarazioni di Virginia Raggi all’uscita degli uffici dello SCO, chiaramente “l’interrogatorio è stato sereno“. Lei, come nel suo stile mediatico affidato a frasi fatte scritte e preparate da altri, comunicati via Facebook, , ha “chiarito tutto” e, poiché “a Roma c’è molto lavoro da fare e da portare avanti” e “ci sono indagini in corso“, ripete che non c’è tempo, né è opportuno perdere quei cinque, dieci minuti, per rispondere una volta per tutte a quelle due o tre domande sul suo conflitto di interesse.
Quel conflitto grande come un macigno che la accompagna dal primo giorno dell’insediamento. Che l’ha stratta a due oscuri figuri come Raffaele Marra e Salvatore Romeo (due degli “gli amici al bar“) e ai loro destini di poche speranze . Un comportamento le è costata l’accusa e l’iscrizione nel registro degli indagati per “abuso di ufficio” e “falso ideologico“. Un comportamento folle quello della Raggi che da otto mesi, tiene in ostaggio Roma e la gestione della cosa pubblica, costrette al coma farmacologico. Un Comune come quello di Roma che ha delibera prevalentemente solo assunzioni (attivisti del M5S prevalentemente ex-disoccupati) , contratti di consulenza, e rimane immobile mente la città frana sotto il peso delle incombenze dell’essere la Capitale d’ Italia.
Basterebbe aver letto con attenzione questa mattina su La Repubblica ed Il Messagero le parole di Alessandra Bonaccorsi, ex-grillina ed anche ex-fidanzata di Salvatore Romeo, la quale a sua volta venne beneficiata nel 2013 dalla stessa polizza vita dell’uomo dal cuore grande, per scoprire che il nostro amava informare della sua premura. Dice la Bonaccorsi: “«Con Salvatore Romeo avevo una relazione sentimentale. Lui mi regalò una polizza sulla vita. Strano? Anch’io rimasi disorientata. Mi è parso un po’ inquietante” . E quindi occorre liquidare le parole della sindaca fatina per quel che sono: l‘ennesima menzogna. Interrogandosi, contestualmente, sulla sinistra mimica facciale, sullo straniante e scisso tono della voce, con cui quelle menzogne vengono da mesi proposte all’opinione pubblica, prima ancora che al Movimento che della “trasparenza” ha fatto la sua bandiera. Le dichiarazioni della Bonaccorsi smentiscono anche le dichiarazioni-minacce di Salvatore Romeo affidate alle ore 17:00 di oggi alla sua pagina Facebook, dove scrive e sostiene il contrario e cioè che che “ la sindaca così come tutti gli altri beneficiari non erano a conoscenza del mio operato fino a ieri” . Anche Romeo come la “fatina” Raggi mente ben sapendo di mentire.
Bonini nel suo articolo odierno scrive ed evidenzia che come ogni bugiardo seriale – dal caso Minenna-Ranieri, a quello dell’ex-assessore Muraro e di Raffaele Marra (e della nomina illegittima di suo fratello) “la Raggi è condannata a espungere sistematicamente la verità dei fatti dal suo discorso pubblico, perché se pronunciata, la verità avrebbe l’effetto di illuminare d’incanto la catena di omissioni, dissimulazioni in cui l’avventura Cinque Stelle in Campidoglio è stata annegata. Un prezzo che la Raggi e chi le è rimasto intorno non possono pagare. Per convenienza politica di bottega. Per paura. Per ignavia militante“.
Ma quel sorriso sinistro di ieri notte, la sua mimica facciale, dovrebbero suggerire a Beppe Grillo, che è uomo esperto del palcoscenico, che a questo punto la vicenda peggiora e si fa di ora in ora più seria. E, per certi aspetti, drammatica. Ormai persino a prescindere dal codice penale. Vedremo nelle prossime ore il responso che il “padre-padrone” del Movimento 5 Stelle vorrà dare all’ennesimo twist del caso Raggi. Ha ragione Carlo Bonini, che conosce molto bene quello che accade nel retrobottega della politica romana. La Raggi non si dimetterà dal Campidoglio per nessuna ragione al mondo. O, almeno, non lo farà mai di sua spontanea volontà ben conoscendo il buio esistenziale e politico che l’ attende il momento in cui dovesse richiudersi per sempre alle spalle la porta dell’ufficio che l’ospita in Campidoglio, con l’affaccio sul più bel panorama del mondo. Se la Raggi sarà costretta dalla sfiducia del Movimento, porterà con sé i suoi carnefici politici. Così come impressiona il silenzio di Di Maio, di Dibattista, di Fico, della Lombardi. Forse temono di essere trascinati a fondo anche loro.