La sindaca di Roma Virginia Raggi è stata iscritta nel registro degli indagata della Procura di Roma che aveva aperto un fascicolo coordinato dal procuratore aggiunto Paolo Ielo, nell’ambito dell’inchiesta sulla nomina di Renato Marra a capo del Dipartimento turismo del Campidoglio , grazie al fratello Raffaele Marra, l’ex capo del personale del Comune poi arrestato per corruzione. Nomina che successivamente è stata revocata. Sull’episodio la Procura procede per le ipotesi di reato di “abuso di ufficio” e “falso in atto pubblico” . L’interrogatorio si svolgerà lunedì 30 gennaio.
“Eccolo, me lo aspettavo”, ha confidato ai suoi Virginia Raggi, appena ricevuto l’invito a comparire della Procura. Nessuno stupore, nessuno “choc”, a Palazzo Senatorio, negli uffici della sindaca. Tanto sicura, al netto degli scongiuri, che quella notifica sarebbe arrivata, prima o poi, da avere consultato già dai primi di gennaio un pool di avvocati per improntare una eventuale difesa.
Anche Raffaele Marra attualmente detenuto nel carcere romano di Regina Coeli, nell’inchiesta sulla nomina del fratello risulta indagato in concorso per abuso d’ufficio . Tra le carte dell’inchiesta anche alcune conversazioni tra i fratelli Marra erano presenti nell’indagine che ha portato il 16 dicembre all’arresto di Marra per corruzione, che utilizzavano la chat sulla piattaforma di messagistica “Telegram” che ritenevano erroneamente più sicura, e la conversazione ritrovata in cui la Raggi si lamentava con Raffaele Marra per non essere stata informata dell’aumento di stipendio conseguente alla nomina del fratello Renato.
“Questa cosa dello stipendio (aumento, ndr) mi mette in difficoltà, me lo dovevi dire”, scriveva un’inviperita sindaca Virginia Raggi all’allora capo del personale Raffaele Marra su Telegram. Lo scambio di messaggu riguarda l’assunzione, con annesso ritocco del salario, più 20mila euro l’anno, a Renato Marra fratello di Raffaele, all’atto della sua nomina al vertice del Dipartimento turismo di Roma Capitale, successivamente revocata grazie all’ intervento dell’ ANAC l’ Autorità Nazionale Anticorruzione, .
Queste le accuse mosse dagli investigatori e fatte proprie dalla Procura di Roma: la Raggi avrebbe dichiarato il falso alla responsabile anticorruzione del Campidoglio e non avrebbe impedito a Raffaele Marra di partecipare alle procedure di nomina del fratello Renato. La Raggi, secondo l’accusa, è quindi indagata per “falso” in quanto avrebbe dichiarato alla responsabile anticorruzione del Comune, dr.ssa Mariarosa Turchi, che per la nomina avrebbe “agito in autonomia“. L’abuso d’ufficio viene invece contestato alla sindaca di Roma Capitale per non aver effettuato la dovuta comparazione dei curricula e non aver quindi impedito a Raffaele Marra di partecipare alle procedure di nomina del fratello, circostanza che è costata all’ex capo del personale la stessa accusa.
La Raggi che notoriamente comunica solo su Facebook ha scritto il seguente post “Oggi mi è giunto un invito a comparire dalla Procura di Roma nell’ambito della vicenda relativa alla nomina di Renato Marra a direttore del dipartimento Turismo che, come è noto, è già stata revocata. Ho informato Beppe Grillo e adempiuto al dovere di informazione previsto dal Codice di comportamento del Movimento 5 Stelle” aggiungendo “Ho avvisato i consiglieri di maggioranza e i membri della giunta e, nella massima trasparenza che contraddistingue l’operato del M5S, ora avviso tutti i cittadini. Sono molto serena, ho completa fiducia nella magistratura, come sempre. Siamo pronti a dare ogni chiarimento”.
Chiaramente la notizia dell’iscrizione della Raggi nel registro degli indagati ha scatenato una serie di reazioni a livello politico. Questa volta il M5S, divviso in una guerra interna proprio sulle scelte della Sindaca sulle nomine dei suo “fedelissimi”, oggi evita attacchi alla sindaca romana, e Paolo Ferrara, capogruppo in consiglio comunale , sostiene “che tutto verrà chiarito“. Resta però da capire come . Roberto Fico presidente della commissione di vigilanza parlamentare sulla radiotelevisione tace anche lui : “oggi non parlo“.
Le indagini dei Carabinieri del Nucleo investigativo avevano comunque già fotografato l’influenza di Marra sulla sindaca. In altri sms era emerso che il capo della segreteria politica della Raggi, Salvatore Romeo, si rivolgeva a Marra chiamandolo “capo”, e che lui si era fatto da tramite, durante la campagna elettorale per far arrivare alla candidata pentastellata una serie di consigli. sulla sindaca. In altri sms era emerso che il capo della segreteria politica della Raggi, Salvatore Romeo, si rivolgeva a Marra chiamandolo “capo”, e che lui si era fatto da tramite, durante la campagna elettorale per far arrivare alla candidata pentastellata una serie di consigli.
Marra era uomo di fiducia della Raggi godeva anche di una certa autonomia, della prima cittadina di Roma . Al punto tale che, nel suo cellulare sequestrato il 16 dicembre scorso, giorno dell’arresto per corruzione dell’ex capo del personale, il nome della Raggi è memorizzata in rubrica con il nome “mio sindaco”. Come a rivendicare il merito di averla plagiata.
Per il Pd scende in campo l’ex premier, Matteo Renzi che su Facebook adotta anche lui una linea garantista. affermando che la “Costituzione prevede che tutti i cittadini siano innocenti fino a sentenza passata in giudicato. E questo vale per tutti, a qualunque partito appartengano. Invito dunque tutto il Pd a rispettare la presunzione di innocenza e non rincorrere polemiche. Non cerchiamo scorciatoie giudiziarie, non cediamo all’odio per l’avversario, non attacchiamo Virginia Raggi oggi. E questo vale per tutti, a qualunque partito appartengano. Invito dunque tutto il Pd a rispettare la Raggi”.
“La Raggi faccia il suo lavoro – continua Renzi – al quale i cittadini di Roma l’hanno chiamata e mostri quel che vale, se ne è capace. Lo so, lo so: qualcuno di voi adesso mi dirà che i Cinque Stelle usano due pesi e due misure e il loro atteggiamento è ingiusto e contraddittorio. Ok, vero, avete ragione. Ma questo cosa cambia? Se loro sbagliano, dobbiamo sbagliare anche noi? Dimostriamo che siamo davvero diversi”, sottolinea il segretario del Pd. “Non cerchiamo scorciatoie giudiziarie, non cediamo all’odio per l’avversario, non attacchiamo Virginia Raggi oggi. Ha avuto un avviso di garanzia? Ok, auguriamoci che sia innocente. Per lei, per Roma, per chi crede nella politica”, conclude Renzi.