Dopo avere invitato tutta la popolazione in età adulta a imbracciare le armi, Il presidente dell’ Ucraina Volodymir Zelensky ha esortato anche gli stranieri a raggiungere l’Ucraina dall’estero “per la nostra difesa territoriale” e ieri ha annunciato la creazione di una Brigata Internazionale di volontari per combattere contro l’invasione russa. Un appello ha suscitato immediatamente adesioni in tutto il mondo. “Se dei cittadini britannici vogliono appoggiare la lotta per la libertà di Kiev, il governo è assolutamente disposto a sostenerli” ha dichiarato Liz Truss, ministra degli Esteri del Regno Unito, aggiungendo “Il popolo ucraino sta combattendo per la libertà e la democrazia non solo dell’Ucraina ma di tutta l’Europa“. E’ significativo che Londra lo abbia avvallato, dopo avere perseguito a livello giudiziario gli inglesi che in anni recenti si sono arruolati nella jihad dell’Isis andando a unirsi alle forze del sedicente stato islamico in Siria, processati per terrorismo e talvolta privati della cittadinanza.
Anche la Danimarca ha dato il suo assenso all’iniziativa ucraina: “È una scelta che può fare chiunque” ha detto la premier Mette Frederiksen. “Vale per i molti ucraini che vivono fra noi, ma anche per gli altri che pensano di poter contribuire al conflitto “. Il primo ministro danese ha aggiunto di non vedere “alcun ostacolo legale” al progetto.
Anche da Israele e da altri paesi si sono levate voci a sostegno della chiamata alle armi del presidente ucraino. Una sorta di “legione straniera” di volontari che ricorda il precedente storico delle Brigate Internazionali formate durante la guerra civile spagnola del 1936-’38 per combattere con le truppe repubblicane contro le forze fasciste del generale Francisco Franco: il movimento di solidarietà antifascista al quale parteciparono scrittori come l’inglese George Orwell e l’americano Ernest Hemingway e che vide l’ adesione e partecipazione di circa 4 mila combattenti italiani, tra i quali Luigi Longo, Emilio Lussu, Rodoldo Pacciardi e Carlo Rosselli.
“La Legione georgiana è al fianco dell’Ucraina per combattere i russi. Abbiamo aperto l’arruolamento una decina di giorni fa e stanno arrivando un centinaio di richieste al giorno da tutto il mondo. Cinque italiani, ex militari, vogliono unirsi a noi per addestrare i volontari e aiutare gli ucraini a difendere la libertà del loro paese” rivela Mamuka Mamulashvili. Al centro dello stendardo bianco della Legione, nata nel 2014, svetta un lupo. Il comandante aggiunge che “gli italiani dovrebbero arrivare molto presto, in questi giorni, se non bloccano i voli” come è già stato annunciato da lunedì. Alle sue spalle sventola la bandiera crociata della Georgia in mezzo ad una specie di campo sportivo all’aperto, dove vengono addestrati i civili, che sono pronti a combattere se i russi invaderanno il paese.
Per la Brigata Internazionale ucraina sono stati organizzati centri di reclutamento presso le ambasciate ucraine nel mondo. Inglesi, svedesi, azeri e volontari di altri paesi hanno già combattuto a fianco delle forze ucraine nella guerra che infuria dal 2014 nel Donbass contro le forze filo- russe. Arriveranno anche i ceceni in esilio della Repubblica cecena di Ichkeria dopo la sanguinosa vittoria militare di Kadyrov. Si troveranno di fronte i miliziani schierati con i russi proprio dal dittatore di Grozny.
I veterani georgiani sono 200, in gran parte sul fronte del Donbass. La brigata è diventata internazionale con l’arrivo di americani, inglesi, albanesi e anche un indiano. Molti sono ex soldati e fra i georgiani alcuni non si fanno fotografare perché, ammettono gli stessi combattenti, “sono ricercati dall’Fsb”, i servizi segreti russi. Uno di loro si copre il volto con una sciarpetta militare, che non può nascondere l’accento americano: “Sono arrivato da un paio di giorni. La Legione recluta in tutto il mondo. Addestriamo i volontari alle tattiche sul campo di battaglia. Io ero nell’esercito Usa e terrò le lezioni di primo soccorso“. Il volontario in mimetica da combattimento viene dalla California e all’ingresso della “base”, alla periferia della capitale, sventolano la bandiera a stelle e strisce e quella georgiana. Dasha Khomenko è un’affascinante bionda di 23 anni con gli occhi verdi, che per la prima volta indossa un giubbotto militare con lo stemma di un teschio sulla spalla. “Voglio combattere contro i russi come hanno fatto i georgiani. Non scapperò e non ho paura di morire per la mia patria” garantisce la volontaria.
Un riservista porta uno scudetto sull’uniforme che non lascia dubbi: “Mia madre è l’Ucraina e mio padre Bandera”, l’eroe ultranazionalista che aveva dato del filo da torcere ai sovietici anche dopo la fine della seconda guerra mondiale con i partigiani annidati nell’ovest del paese. Mosca lo vede come fumo negli occhi. Ad un’ora di macchina da Kiev, dopo essere sbucati da una fitta foresta, altre centinaia di riservisti e volontari si preparano ad uno scenario post Chernobyl in mezzo a scheletri in cemento di vecchi stabilimenti.
La difesa territoriale, che al fianco dell’esercito, dovrebbe fronteggiare e fermare i russi è composta pure da casalinghe, studenti, impiegati pubblici, informatici pronti ad imbracciare le armi. E conta su un testimonial d’eccezione, Taras Topoly, della banda musicale amata dai giovani, «Antytila», che rilancia video invitando alla mobilitazione generale. “Anche mia madre e donne anziane vogliono far parte della difesa territoriale – racconta un veterano della guerra nel Donbass – Sappiamo che a voi sembra incredibile, ma noi crediamo veramente che i russi ci invaderanno e siamo pronti a resistere“.
Putin a questo punto dovrebbe rendersi conto che contro di lui praticamente si è schierato il mondo intero.