di Walter Musillo *
Carissimi, come è noto a parecchi di voi ho partecipato alla costruzione di questo partito fin dalle sue origini, già da quel 2007 ricoprendo il ruolo di direttore dell’UTAP, l’organismo tecnico che organizzò le primarie costituenti con l’elezione di Veltroni, Emiliano e Pentassuglia. Sapevamo tutti che l’impresa era ardua e le contraddizioni che emergevano quotidianamente avrebbero rallentato il processo della costituzione di un grande partito riformista europeo, ma allo stesso tempo eravamo convinti che nonostante tutto ce la potevamo fare, dopotutto quelle contraddizioni emergevano soprattutto dai leader nazionali, mentre nella base si diffondeva la voglia di unità e di partecipazione.
Dopo 10 anni penso di aver ricevuto tanto da tutti voi, mi avete permesso anche di rappresentarvi quando sono stato eletto segretario Provinciale, ho dato, si credo di aver messo a disposizione del partito tutta la mia passione, non mi sono mai risparmiato, come è ovvio, commettendo anche degli errori che spero siano stati sempre giudicati in buona fede.
Ciò di cui vado orgoglioso è sempre stato il mio impegno nel ricercare il senso di comunità, la ricerca dell’unità e dell’inclusione, anche compiendo un passo indietro su questioni personali ma facendone due avanti per il bene collettivo. Ultimo in ordine cronologico, le scorse elezioni amministrative dove in un centrosinistra dilaniato, con alcuni compagni coraggiosi, abbiamo realizzato la composizione di una coalizione che è risultata vincente; ma ora siamo nel 2018, ci apprestiamo ad affrontare una campagna elettorale difficile, forse la più difficile di sempre, e il mio partito si è trasformato in un luogo dove l’unico principio è quello della resa dei conti.
Un partito diviso dove i congressi non si partecipano e non si riconoscono; un partito dove esistono ancora le aree che anziché riunirsi e fare sintesi politica, si convocano separatamente e percorrono ciascuna la propria strada; un partito dove la pensi come me contrariamente sei contro di me; insomma insieme senza neanche un punto in comune;. L’avversario è in casa, siede tra gli stessi banchi e si chiama divisione, odio, presunzione, mania di onnipotenza. Questo non è più il mio partito. Bene, se è cosi #iomollo direbbe un mio amico.
Se il Partito Democratico non ha altro da dire significa che per il momento le nostre strade si devono dividere, se deve prevalere il personalismo, andate avanti voi, non ho nessuna intenzione di ricominciare in questo contesto avvelenato, preferisco dimettermi, preferisco abbandonare questa esperienza e sperare di ritrovare, insieme a chi vorrà seguirmi, gli argomenti giusti che ci possano riportare a quei principi di comunità ora demoliti dal pericoloso e dannoso personalismo politico.
Abbraccio tutti i democratici veri e vi assicuro che sono tanti, tutti quelli che non hanno mai chiesto niente, tutti quelli che ancora pensano che il partito è uno strumento indispensabile per l’esercizio della democrazia, e a tutti quelli che stanno provando il mio stesso disagio chiedo di non commettere lo stesso errore che io stesso ho commesso tante volte, cioè per senso di responsabilità assecondare scelte che consideriamo non appropriate al territorio, così facendo saremmo complici un’altra volta , e io non voglio esserlo più.
* ex-presidente provinciale del Partito Democratico di Taranto