Foad Dabiri, ingegnere informatico di Twitter ed in passato a Google. ha pubblicao una schermata del suo smartphone da cui risulta che l’app di chat ha avuto accesso al microfono nove volte tra le 4:20 e le 6:53, mentre Dabiri dormiva, si è chiesto: “Cosa succede qui?” seguito da Elon Musk, che ha attaccato WhatsApp: “Non ci si può fidare”, ha scritto.
WhatsApp ha risposto sul suo account Twitter, spiegando che la causa è un “bug” sulla Privacy Dashboard di Android, che mostrerebbe dati non corretti. Ma in realtà il problema è ben noto da tempo e molti utenti di WhatsApp hanno riferito di aver visto il microfono attivato in background di recente. Intanto al thread di Dabiri si sono aggiunti i commenti più disparati, dall’account ufficiale di Whatsapp al Supporto Apple, fino a quello di uno dei padri dell’intelligenza artificiale moderna, Yann LeCun (che, incidentalmente, lavora per Meta, ossia l’azienda cui fanno capo Facebook, Instagram e WhatsApp). Ma anche di di migliaia di utenti di Twitter che hanno testimoniato la propria esperienza.
È questa la seconda volta che Musk il Ceo di Twitter nel giro di poche settimane polemizza con il suo rivale Mark Zuckerberg, accusandolo di “parzialità” per aver sostenuto i democratici attraverso le sue donazioni elettorali. Musk è un maestro nel prendere la palla al balzo, e infatti poco dopo ha annunciato la possibilità di inviare messaggi diretti via Twitter non solo di testo, ma prossimamente anche audio e video. Tutto criptato, quindi sicuro e a prova di intercettazioni. Ma è una tecnologia che Whatsapp adotta da anni, quindi, anche se l’app avesse registrato dei suoni mentre gli utenti dormivano, tutti i file inviati sarebbero stati criptati e accessibili né da WhatsApp né da altri.
WhatsApp cannot be trusted https://t.co/3gdNxZOLLy
— Elon Musk (@elonmusk) May 9, 2023
“Abbiamo chiesto a Google di indagare e porre rimedio”, ha scritto WhatsApp su Twitter. “Gli utenti hanno il pieno controllo delle impostazioni del microfono. Una volta ottenuta l’autorizzazione, WhatsApp accede al microfono solo quando un utente sta effettuando una chiamata o registrando una nota vocale o un video – e anche in quel caso, queste comunicazioni sono protette dalla crittografia end-to-end in modo che WhatsApp non possa sentirle“. La tesi è confermata anche da un portavoce di Google, che ha dichiarato: “Siamo consapevoli del problema e stiamo lavorando a stretto contatto con WhatsApp per risolvere“.
Una soluzione consigliata
Alcuni utenti “tecnologici” hanno suggerito di riavviare il dispositivo per risolvere il problema o toccare la scorciatoia di notifica di accesso al microfono per disattivarlo e quindi riaccenderlo. Intanto, però, tutti possiamo verificare se e in quali casi WhatsApp ha avuto accesso al microfono del nostro smartphone. Normalmente la risposta è positiva; è possibile negare l’accesso se si è preoccupati per la privacy, ma in questo caso non sarà possibile registrare alcun suono in WhatsApp, quindi addio messaggi vocali e video.
Su Android si fa così:
Aprire l’applicazione Impostazioni.
Toccare App.
Toccare l’applicazione che si desidera modificare. Se non è visibile, toccare Vedi tutte le app. Quindi, scegliere l’app.
Toccare Autorizzazioni. Se sono state concesse o negate delle autorizzazioni per l’app, le troverete qui.
Per modificare un’impostazione, toccarla e scegliere Consenti o Non consentire.
Per le autorizzazioni del microfono, è possibile scegliere:
- Consenti solo durante l’uso dell’app: L’applicazione può utilizzare l’autorizzazione solo quando si sta utilizzando l’applicazione.
- Chiedi ogni volta: Ogni volta che si apre l’app, questa chiederà di utilizzare l’autorizzazione. Può utilizzare il microfono (o altro) fino a quando l’utente non ha terminato l’utilizzo dell’app.
- Non consentire: L’applicazione non può utilizzare l’impostazione, anche quando si sta utilizzando l’app.
Non sono stati segnalati casi di accesso al microfono non autorizzato sui dispositivi Apple. Tuttavia, chi ha un iPhone può accedere all‘App Privacy Report, che indica quali applicazioni accedono al microfono, alla fotocamera e ai servizi di geolocalizzazione.